L’accattoneDjango!

Django « regala momenti di grande cinema », come si usa dire, perchè fa leva sul già visto, su quei sentimenti già provati che riescono a smuovere qualcosa dentro soprattutto a chi di film di quel ...

Django « regala momenti di grande cinema », come si usa dire, perchè fa leva sul già visto, su quei sentimenti già provati che riescono a smuovere qualcosa dentro soprattutto a chi di film di quel tipo ne conosce. Ma non si tratta di citazionismo fine a se stesso, tutt’altro. In primo luogo, Tarantino usa il western per parlare del lato più oscuro della creazione della nazione americana, lo schiavismo. I neri, dimenticati da quasi tutti i film western, diventano allora protagonisti e il film si fa seria critica dell’oblio in cui il mito americano (cioè il mito e l’immaginario creati e celebrati dal cinema western) ha relegato la questione razziale.
In secondo luogo, costruisce una sorta di melodramma passionale basato su amore e vendetta. Il tutto condito da un’atmosfera che calibra le grandi passioni con violenza e comicità (come i membri del ku klux klan che si lamentano di non vederci un tubo con quei cappucci in testa). Insomma come un vero spaghetti western ma in meglio.

 https://www.youtube.com/embed/A3WVNT4Djb8/?rel=0&enablejsapi=1&autoplay=0&hl=it-IT 

La colonna sonora dell’originale di Sergio Corbucci

Ne è un esempio il modo in cui Tarantino riesce a dare senso agli sguardi degli schiavi, che vedendo Django ribellarsi e scappare a cavallo per riprendere la sua Hindi, si riempiono di ammirazione e orgoglio. Per creare una tensione simile attorno a quegli sguardi, non bastano una musica ben scelta e degli effetti di montaggio. L’intero film è là per dare intensità a quell’immagine. Niente di banale, al contrario. Proprio la sua apparente semplicità ne rivela la grandiosità. « Who is that nigger ? » si chiedono gli schiavi. Checché ne dica Spike Lee, Tarantino puo’ permettersi di usare quella parola quante volte vuole.

X