Il deposito della sentenza in due tempi potrebbe far ripartire daccapo il processo, o annullare completamente la sentenza con cui il 16 novembre 2011 il gup di Milano Roberto Arnaldi aveva condannato con rito abbreviato 110 persone nell’ambito del processo “Infinito”, sulle cosche della ‘ndrangheta in Lombardia (Altre 40 condanne erano arrivate nel rito ordinario che non viene intaccato da questa pronuncia). L’inghippo tecnico deriverebbe dal deposito della sentenza avvenuto in due tempi: alla sentenza depositata a giugno dal giudice Roberto Arnaldi era stato infatti aggiunto in un secondo momento un nuovo capitolo riguardante il trattamento sanzionatorio non depositato con il resto del dispositivo. Colpa di una stampante che si ferma il venerdì e riprende il lunedì successivo. Ma anche colpa di chi non ha controllato, se possiamo permetterci di dirlo.
Per questo motivo la Cassazione ha annullato per vizio di forma, dopo il ricorso di alcuni imputati sull’integrazione alle motivazioni depositate in un secondo momento, la sentenza del gup. Nei prossimi giorni si capirà se avverà la scarcerazione degli imputati (che al momento rimangono in carcere) e il rifacimento del processo, a cui si è arrivati dopo oltre quattro anni di indagini degli uomini dell’antimafia di Milano.
Già a Milano lo scorso anno una disattenzione del genere costò la scarcerazione di un condannato per mafia a nove anni (sempre per un deposito di sentenza di processo abbreviato avvenuto però in ritardo)… Un legittimo dubbio sorge e rimane sempre in due occasioni sull’operato della magistratura in tema di indagini e processi di mafia a) Quando si leggono indagini di certi Pm che non portano a “reati fine” (cioè la manifestazione della mafia sul territorio), le quali puntualmente in aula vengono demolite. E sull’importanza dell’evidenziare i reati fine si legga “Tecniche di indagine in materia di mafia” dello stesso Falcone b) Quando depositi ritardati e notifiche sbagliate arrivano da parte della magistratura giudicante…
Solo dubbi, sia chiaro, su cui però gli avvocati dei condannati, che fanno il loro mestiere, ricorreranno sempre. E qualcuno continuerà a farla franca.
Ora sara’ la Corte d’Appello a valutare gli effetti sul processo di secondo grado attualmente in corso. Insomma, un bel pasticcio…