«Io vedo nella Chiesa di oggi così tanta cenere sopra la brace che spesso mi assale un senso di impotenza»: ha tratto spunto dalle ultime parole del card. Carlo Maria Martini l’abate benedettino di Einsiedeln, in Svizzera, p. Martin Werlen, per sferrare un duro attacco critico alla Chiesa di oggi, una “pro-vocazione”, come ha detto egli stesso, un appello, uno stimolo in positivo; e lo ha fatto in una relazione pronunciata a ottobre per l’inaugurazione dell’Anno della Fede 2012-2013, poi rielaborata e trasformata in un opuscolo di una quarantina di pagine. Che si intitola, per l’appunto, “Scoprire insieme la brace sotto la cenere” (in tedesco “Miteinander di Glut unter der Asche entdecken”) e che, in pochi giorni, è andato esaurito ed è alla terza edizione.
Per Werlen la drammatica situazione della Chiesa non è dovuta soltanto alla carenza di preti o alla sempre calante partecipazione dei credenti alla vita ecclesiale: il punto è che la Chiesa è «fredda» e rischia di scomparire, con un 20% della popolazione distante da qualsiasi appartenenza religiosa e una marcata polarizzazione tra progressisti e conservatori: «Se, come Chiesa, restiamo bloccati nelle polarizzazioni – afferma – non consentiamo alle persone di scoprire la brace che dà la vita e intende continuare ad ardere anche oggi. Bisogna porsi l’obiettivo di ascoltare e di fare oggi ciò che Dio vuole dirci». Non ci si può permettere, insomma, di mancare il punto: «Se i problemi non vengono affrontati o non è lecito parlarne, con questo comportamento ci si gioca la credibilità e, insieme, anche la fede. È in gioco l’essenziale!», scrive Werlen.
In tale contesto, la vera disobbedienza è costituita dal fatto di non prendere sul serio persone e situazioni, puntualizza facendo riferimento all’iniziativa austriaca dei preti disobbedienti: «Poiché coloro che hanno la responsabilità non si rendono conto della situazione e sono quindi disobbedienti, sorgono iniziative che sono gridi d’aiuto, richieste di interventi d’emergenza, che sono comprensibili, ma che possono anche causare spaccatura o abbandono dell’istituzione».
D’altronde, la Chiesa in questi ultimi anni ha perso la propria credibilità, in primis perché ha sottovalutato o affrontato nel modo sbagliato lo scandalo degli abusi sessuali, riconducendolo alle famiglie e non alla Chiesa stessa; dimostrando così di avere «una posizione difensiva irresponsabile, ma anche incompetenza teologica»: «Anche quando gli abusi sessuali avvengono nelle famiglie di battezzati, sono abusi commessi nella Chiesa», sottolinea, «tutti i battezzati fanno parte della Chiesa. La testimonianza deve essere di tutti i battezzati…».
Una delle vie per rimuovere la cenere fredda, argomenta l’abate di Einsiedeln, sarebbe quella di cambiare la modalità con cui i vescovi vengono nominati, prevedendo un maggiore coinvolgimento dei credenti; allo stesso modo, bisognerebbe poter discutere del celibato dei preti: «Siamo riusciti a presentare la sequela di Cristo nel celibato in maniera tale da essere considerata legge». E sulla questione di genere, la Chiesa è «maldestra e impotente»: «L’essere umano è uomo o donna. Ma la Chiesa continua ad avere difficoltà a dire sì alla donna».
Werlen propone poi l’avvicendamento ogni cinque anni di donne e uomini di ogni età e provenienza nel collegio cardinalizio, prevedendo incontri trimestrali a Roma che porterebbero «dinamismo alla leadership della Chiesa». Anche i processi sinodali dovrebbero essere rivisitati: «Se i sinodi dei vescovi sono preparati e accompagnati in modo così rilevante dalla Curia romana, cosicché non emerga nulla di nuovo, si tratta ancora di una testimonianza di fede?». Come al Vaticano II, i vescovi «devono rendersi conto delle proprie responsabilità e, con l’aiuto dei teologi e insieme al papa, affrontare con fede i cambiamenti, e che la carta resti carta». Di problemi, insomma, la Chiesa ne ha tanti, tutti noti, ma nulla, oggi, viene fatto per superarli.
A una settimana dalla prima pubblicazione della brochure, l’abate benedettino ha ricevuto più di mille mail e un centinaio di lettere dai cattolici svizzeri. Anche il neopresidente della Conferenza episcopale svizzera, mons. Markus Büchel di San Gallo, ha risposto positivamente all’appello: «L’abate Werlen – ha scritto in un comunicato – ha raccolto interrogativi urgenti sollevati dai fedeli; ha evidenziato i problemi in modo molto chiaro e ha proposto possibili soluzioni. Ciò rappresenta uno stimolo per discussioni indispensabili nella Chiesa che sono anche una mia personale fonte di preoccupazione. Ecco perché gli sono particolarmente riconoscente».