grand-tourSe anche gli stilisti firmano grattacieli. A Venezia o in Cina?

Con la destrezza di chi ha fatto una grande carriera nel mondo del lusso e della moda, ma sorpattutto del marketing – ma oggi non son forse cambiati i tempi? - Pierre Cardin, veneto di origini, ha ...

Con la destrezza di chi ha fatto una grande carriera nel mondo del lusso e della moda, ma sorpattutto del marketing – ma oggi non son forse cambiati i tempi? – Pierre Cardin, veneto di origini, ha trasformato l’idea per un innocuo oggetto in un scintillante grattacielo di 250 metri per Venezia, più del doppio del campanile di San Marco, concepito per brillare di giorno e di notte nello skyline della laguna.

Del Palais Lumière tutto sembra luccicare: i dischi “aereodinamici e lenticolari” che sbalzano rispetto alle lame incurvate degli edifici, le capsule metalliche degli ascensori che salgono non si capisce bene come, l’acqua delle piscine sospese sulle piattaforme volanti, i rivestimenti degli arredi negli interni degli appartamenti .

Non è un caso che sembri un vaso, ingigantito come nel mondo deformato di Alice. L’idea al grande stilista pare sia venuta proprio da lì – vedi sito ufficiale – da un’idea in forma di schizzo per un oggetto, anzi un vaso che è finito per convertirsi in un grattacielo che sembra uscito dalla cristalleria anni ’80 di un Ciclope contemporaneo. Pierre Cardin non è forse un gigante?

Nella torre c’è ovviamente di tutto, o meglio, non manca niente, e in grandi dimensioni: appartamenti grandi fino a 400 metri quadrati, un teatro da 7.000 posti, dieci sale cinematografiche – ma le sale cinema non stanno chiudendo tutte? – e a terra una piscina coperta con una tribuna da 2.500 posti. Sembra un perfetto dispositivo di autoreclusione a vocazione commerciale, una gated comunity per nuovi ricchi e futuri poveri per servirli.

Questo non è uno scherzo: il progetto ha l’avvallo di Regione Veneto, Provincia di Venezia, Comune di Venezia, e anche uno degli ultimi impedimenti sembra caduto, ossia l’Enac ha espresso un parere di compatibilità tra il grattacielo e l’operatività dell’areoporto Marco Polo di Venezia e del suo prossimo sviluppo. L’Enac ha concesso una deroga per questo edificio nonostante la torre superi di 145 metri l’altezza consentita per gli edifici. Non sarebbe il caso di preoccuparsi del fatto che il progetto si faccia davvero?

Chi poi è favorevole al progetto in base al ragionamento fondato sull’indotto economico e sui posti di lavoro che produrrebbe sospendendo il giudizio estetico, visti i tempi che corrono potrebbe risparmiarci tanta immaginazione – anche l’economia a volte è fantasmagorica – in un mondo invece che dovrebbe consumare meno e meglio, e preoccuparsi di non compromettere ulteriormente luoghi già feriti. E poi diciamolo, quest’architettura è anche di dubbio gusto. Sarà colpa degli architetti che hanno mal tradotto in architettura lo stile del creativo?

Pierre Cardin minaccia che lo farà comunque altrove nel peggiore dei casi, magari in Cina. Non ci sembra una cattiva idea. Chissà che non diventi un modello in franchising!

Spiace più di tutto che le grandi riviste italiane lette in tutto il mondo non sentano l’urgenza non dico di ospitare il dibattito sulle prorie testate ma almeno di informare i professionisti su cosa si costruisce e come nel loro paese, evidentemente considerando marginali casi di questo tipo, emblematici di come si può fare architettura in Italia.


Rilevo di dissentire totalmente con Rosaria Zanetel in merito al suo intervento su questo giornale dove del progetto scrive, in sintesi: “mi sembra allinearsi con un’idea di un mondo che avanza”.

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