Incompetenza contemporaneaToc toc Giacometti, vorrei un busto

Mettiamola così; se in quel periodo ci fossero già stati gli smartphone, forse la Caròla avrebbe creato un gruppo su whatsapp di cui avrebbero fatto parte per esempio lei, Alberto Giacometti,  Jacq...

Mettiamola così; se in quel periodo ci fossero già stati gli smartphone, forse la Caròla avrebbe creato un gruppo su whatsapp di cui avrebbero fatto parte per esempio lei, Alberto Giacometti, Jacques Lacan, Francis Bacon, Pierre Matisse e Ida Chagall. Insomma non proprio una compagnia low profile.

La Caròla, allieva di Lacan, è autrice di un piccolo libro, edito da “Abscondita”, dal titolo “Monsieur Giacometti, vorrei ordinarle il mio busto”. Si tratta di un racconto a cavallo tra la biografia, la riflessione psicoanalitica lacaniana e la scultura (l’arte più in generale).

«Paola, credo che con Giacometti tu abbia fatto la tua prima analisi! Dovresti scrivere quello che mi hai raccontato». Sono le parole che pronuncia un amico a Paola Caròla e che danno il senso di questo libro dalle mille sfaccettature, in cui, attraverso il “diario” di questa donna napoletana, conosciamo le pieghe più nascoste della vita, soprattutto parigina, di uno dei più grandi artisti del dopoguerra.

Sembra banale farlo ma mi piace ricordare che un pezzo di Gacometti, “L’homme qui marche” battuto per 100 milioni di dollari rappresenta un record di acquisto per un’opera d’arte che non sia una tela (questa scultura è stata recentemente il fulcro di una bella mostra a Forte di Bard in Valle d’Aosta – chiusa il 18 novembre 2012).

Ritornando al libro è bello “ascoltare” le parole della Caròla mentre è ferma e disarmata, mentre è in posa, di fronte al lavoro di Giacometti.

Tutto inizia perchè il marito della Caròla (da cui si separa – separazione che è uno dei principali motivi per cui poi si recherà in analisi dal “più grande psicoanalista francese”, così Giacometti definisce Lacan) le chiede di scegliere un artista per avere un quadro che la raffiguri. Lei decide di disubbidire e chiede non una tela bensì un busto.

Naturalmente oggi ciò accade sempre di meno ma quello che è davvero interessante percepire come l’arte di Giacometti e la riflessione psicoanalitica, nell’esperienza “borghese” di Paola Carola si tocchino, si intersechino e diventino poi quasi un tutt’uno.

“Monsieur Giacometti, vorrei ordinarle il mio busto”

E la modella ritrae Giacometti

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