Non so se avete presente Gianni Minà. Giornalista militantissimo, innamorato del Sud America, formidabile intervistatore di sportivi, scrittori e politici in mimetica, autore di lungometraggi memorabili, uno fra tutti Una storia americana su Cassius Clay-Mahammad Alì. Nel 1987 intervista per 16 ore di fila Fidel Castro. No dico, 16 ore. Ripete l’impresa pochi anni dopo.
Nel suo angolo visuale cadono ripetutamente Diego Armando Maradona e Garcia Marquez, Eduardo Galeano e Rigoberta Menchu. E via andare in una sorta di bellissimo Muppets show con Pietro Mennea al posto di Kermit e il teologo della liberazione Leonardo Boff e Paco Taibo II su nel loggione al posto di Statler e Waldorf, i due vecchietti brontoloni.
Mi perdonerà il grandissimo Minà, ma a queste cose pensavo considerando il Fabio Fazio sanremese e la sua solita compagnia di giro (che, va detto, non è assimilabile in nulla a quella di Minà). Perché passi Luciana Littizetto, ormai un’icona trash-pop. Vada per il maestro Nicola Piovani, l’amico dell’amico fragile. Chiudiamo un occhio su Serena Dandini. Ma che due palle ‘sto direttore Barenboim.