Pubblica Amministrazione: come compra e quando pagaBene i BB (Bersani Bond) per saldare i debiti della P.A. ma in cambio trasparenza

Certo, definire shock la proposta del candidato premier Bersani, che si ripromette di onorare gli impegni della Pubblica Amministrazione, suona quantomeno strano ma, quando i debiti commerciali co...

Certo, definire shock la proposta del candidato premier Bersani, che si ripromette di onorare gli impegni della Pubblica Amministrazione, suona quantomeno strano ma, quando i debiti commerciali contratti superano i 70 miliardi (Fonte Banca Italia) ed i giorni di pagamento oltrepassano i 180, con punte nella sanità che raggiungono i 973 in Calabria (894 in Molise e 770 in Campania), avere qualcuno che si occupa del problema lo ritengo comunque interessante.

In realtà non è il primo ad aver pensato ad una soluzione del dilemma che ha portato, in questi anni di crisi di liquidità, alla chiusura migliaia di piccole e medie imprese fornitrici della P.A..

Nei mesi precedenti anche il Governo Monti, ed il suo ministro allo Sviluppo economico, Corrado Passera, avevano inserito nella loro agenda la possibilità di emettere di titoli di Stato per far fronte alle fatture da pagare da parte dei tanti enti ma i timori europei per un eccesso di debito pubblico hanno portato all’adozione di misure, come dire, un po’ più light quali la certificazione dei crediti, ma anche l’applicazione della direttiva sui tempi di pagamento, che ad oggi non hanno ancora riscosso i risultati sperati. Inoltre, anche l’ex presidente della CONSIP, Gustavo Piga, intervistato su radio24, aveva manifestato un’ipotesi molto simile.

In questo mio post però preferisco non soffermarmi sulla correttezza o meno della proposta, dando per scontato che lo sia, bensì su quello che gli enti che decidono di utilizzare i Bersani Bond dovrebbero dare in cambio. E sì perché, sul sito internet del Segretario del Partito Democratico, non si fa cenno agli impegni che le amministrazioni possono, anzi devono, onorare in cambio dell’eventuali risorse ottenute.

Ad esempio, gli interessi dei Bersani Bond chi li paga? Dal primo gennaio scattano in automatico, dopo 30 massimo 60 giorni, quelli di mora ad un tasso di poco inferiore al 10%, dunque decisamente maggiore rispetto all’interesse attuale che pagano i BTP Italia (tutte e tre le attuali emissioni hanno un rendimento inferiore al 5%) indicati da Bersani come titoli da emettere da parte dello Stato. Ma quello che il prossimo premier può ottenere, a mio giudizio, va ben al di là del “vile” denaro. Questa, infatti, potrebbe essere la grande occasione per ottenere la tanto desiderata trasparenza della P.A..

Non più tardi di qualche giorno fa il presidente dell’Autorità Vigilante sugli Appalti Pubblici (AVCP), Sergio Santoro, ha espressamente chiesto che il Decreto legge, quello approvato dal Consiglio dei Ministri il 22 gennaio per mettere in pratica le indicazioni della legge anticorruzione (legge 190/2012) in materia di appalti pubblici, venga rivisto rafforzando gli obblighi di comunicazione della P.A., estendendo il sistema delle sanzioni nei confronti delle amministrazioni ritrose a fornire informazioni sui contratti. Non solo, il presidente dell’Autority ha chiesto anche che venga uniformato il concetto di costi unitari delle opere pubbliche e quello dei costi standard, previsto dal codice dei contratti pubblici, nonché dei prezzi di riferimento delle prestazioni sanitarie che la stessa AVCP è stata incaricata di rilevare.

Insomma, l’idea dei Bersani Bond potrebbe essere un’ottima occasione per far ripartire l’economia (Marcella Panucci Direttore Generale di Confindustria) ed allo stesso tempo ottenere trasparenza ed omogeneità dei dati, da parte delle stazioni appaltanti, presupposto fondamentale per ottenere un’efficace ed efficiente applicazione della spending review.

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