Paese di corrotti e corruttori. Gli anni Novanta segnarono la crisi del sistema politico italiano e, di conseguenza, la scomparsa della Dc che aveva governato fin dal 1945.
In quel che accade oggi in Spagna, c’è molto di quella storia. E quel momento, segnato sui libri con la parola Tangentopoli, oggi non può essere più eloquente. Madrid si è svegliata sotto accusa: la città dalla doppia contabilità, quella delle mazzette, degli appalti truccati, delle Ong fasulle, delle Louis Vitton e dei viaggi omaggio. Una gigantesca Tangentopoli con tutta una classe dirigente invischiata, accusata, sospettata.
Le prove della corruzione nel Partido popular, quelle che ogni giorno riempiono i giornali con tanto di nomi, date e cifre scritte a mano dai tesorieri, sono pesanti. Ma anche il partito socialista non è fuori dal giro. Senza contare le accuse alla famiglia reale – vedi caso Urdangarin -, alle istituzioni dello Stato, al sistema finanziario – Bankia tanto per intenderci, e adesso il caso Mps che travolge la banca Santander -.
Di fatto la corruzione è un sistema di vasi comunicanti dove le imprese finanziano illegalmente i partiti – come ha fatto l’imprenditore Francisco Correa, tra gli indagati nell’inchiesta Gürtel -, i dirigenti lucrano in cambio di appalti e favori e la giustizia, lenta anche a Madrid, si trova a lottare contro mille ostacoli per indagare. Così accadde in Italia, così accade in Spagna.
La Tangentopoli italiana è finita con 1200 condanne tra politici e imprenditori e una decina di suicidi. In Spagna, per ora, non si suicida nessuno. E mentre Andreotti e Forlani – checché se ne dica – dovettero sedersi al banco degli imputati, a Madrid, il premier Mariano Rajoy continua a negare e difendere il suo partito.
Gli spagnoli fuori protestano e si chiedono se davvero può scomparire, così come accade in Italia con la Dc, anche il Pp spagnolo, una volta dimostrato che la maggior parte di loro ha intascato soldi in nero. Non ci crede nessuno. Né hanno fiducia che personaggi come Rodrigo Rato finiscano dietro le sbarre.
Per la prima volta si guarda alla storia italiana quasi con reverenza: a Roma per lo meno si punirono i colpevoli. Anche se poi non servì a tanto, ripete qualcuno storcendo il naso.
Ma a Madrid, dicono, non si riuscirà mai a provare nulla, non solo perché le tracce di quei delitti sono state cancellate, ma anche perché la giustizia è incapace di arrivare in tempo alla fine della storia.
L’indagine interna annunciata dal partito di Rajoy manca di credibilità. Ma la similitudine tra quel partito e la vecchia Dc la vedono in tanti: una connivenza e un lassismo che nessuno ha voluto affrontare e che si è diffuso ovunque come un cancro.
«Siamo già cittadini di Tangentopoli», dicono sorridendo in tanti. Beh, cari spagnoli, benvenuti.
3 Febbraio 2013