La campagna elettorale si sposta sull’immagine, dalle foto con i cani all’assalto delle reti televisive, i leader politici imperversano su ogni media ed i contenuti diventano slogan elettorali colmi di promesse. In questo contesto cosa fa il PD?
Qualche giorno fa guardavo un sondaggio sul gradimento dei leader politici italiani apparso su Repubblica. Bersani, al secondo posto, gode ancora di un buon seguito ma è in calo di ben 5 punti rispetto al periodo delle primarie. L’unico a superare il candidato premier del PD è proprio Matteo Renzi. Il sindaco di Firenze dopo le primarie ha centellinato le sue apparizioni in pubblico, ma guadagna 4 punti rispetto al dicembre on the road, guidando questa piccola classifica.
Questi dati non saranno quelli dei sondaggisti del Cavaliere, ma lasciano intravedere come all’interno del centrosinistra ci sia oggi una fetta di elettori insoddisfatti. Per lo più giovani, poco convinti dell’immagine, dei contenuti e dell’autorevolezza di Bersani; come quella fan (no, non quella eccitata) al telefono con Renzi, alla tornata elettorale di Borgo San Paolo (video su Repubblica).
Renzi è percepito positivamente in modo più trasversale, forse perché ha fugato qualche dubbio sollevato dai suoi detrattori: non ha fondato un nuovo partito, non è andato con Monti e tantomeno a destra, ma soprattutto ha continuato a fare il sindaco supportando (in punta di piedi) Bersani. Probabilmente se avesse vinto il fiorentino le primarie, oggi avrebbe ancora almeno dieci punti di distacco nei sondaggi e il cambio generazionale avrebbe giovato proprio all’immagine del partito.
Oggi che il distacco faticosamente guadagnato dal PD si assottiglia, Renzi potrebbe dare quella marcia in più ad un centrosinistra che, tra la roboante ascesa di Berlusconi e le nuove offerte elettorali (Grillo, Ingroia, Monti, Giannino), appare stanco.
“Ragazzi siam mica qui a spalmare l’autan alle zanzare”, le divertenti metafore di Bersani, riprese ed enfatizzate da Crozza, purtroppo non bastano. Il segretario ha bisogno di Renzi (e del suo impatto comunicativo) per vincere le prossime elezioni e forse l’ha compreso tardi, proprio in questi giorni. Ha bisogno di tutto quel 40% che ha scelto il sindaco di Firenze alle recenti primarie.
Resta da vedere come e quando lo coinvolgerà, qualche iniziativa in piazza non basta, la televisione domina oggi più di ieri il favore degli italiani. Una soluzione potrebbe essere avvicinare i contenuti ma soprattutto i toni e lo stile nelle apparizioni e nei presidi, partendo magari dai social media dove una strategia comunicativa congiunta (che ora non c’è!) potrebbe effettivamente dare qualche risultato.