I sondaggi della scorsa settimana – gli ultimi a poter essere pubblicati – ci hanno raccontato del recupero del Pdl di Berlusconi e della lista Rivoluzione Civile di ingroia appena sotto il 4 per cento, ovvero la soglia utile per entrare in Parlamento e per ottenere i finanziamenti pubblici (dimezzati e oramai di natura oligarchica direi).
Una fotografia che indurrebbe l’elettorato a non votare una lista che rischia di non entrare in Parlamento per sceglierne una (Pd o la sua coalizione) che ha bisogno di governabilità in virtù di un recupero berlusconiano e di un possibile pareggio.
Ho già spiegato perché non è tecnicamente possibile un pareggio di Berlusconi (link) in un’epoca in cui è saltato il bipolarismo. Ora però va spiegato che il sistema dei sondaggi non è una precisa rappresentazione della realtà. Nel 2008 la Sinistra l’Arcobaleno, formazione che riuniva i partiti più a sinistra del Pd sotto la leadership di Fausto Bertinotti, veniva data tra il 6-8 per cento. Prese il 3, con stupore dello stesso Pd che chiedeva il voto utile facendo credere che stavano recuperando contro Berlusconi.
I sondaggi vengono commissionati dai partiti, che pagano per ottenerli. Spesso quelli più attendibili li tengono per sé, tentando di spingere su altri sondaggi che hanno fotografato una situazione più favorevole. I rilevamenti dipendono dalle ore in cui li fai, dalle zone in cui li fai, da quanta gente contatti, da come poni le domande. Mediamente si intervistano 1000 persone, quindi le forze più piccole possono vedere aumentare o perdere lo 0,5 per cento di presunti voti nell’arco di una settimana con poche persone di differenza.
Decidere chi votare in base ai sondaggi è a questo punto un errore madornale: l’attendibilità lascia il tempo che trova, spesso vanno presi con le pinze e analizzati nelle tendenze a medio termine.
Tendenze che raccontano un Pdl sotto il 20 per cento e Rivoluzione Civile sopra il 4. Purtroppo a questi dati manca la scelta di quanti all’ultimo momento cambiano idea oppure passano dall’esercito del non-voto alla scelta nell’urna. Questo fatto può fare la differenza e scompaginare anche i risultati più atendibili dei sondaggi. A meno che non chiedano a chi pensa di astenersi o di non votare se eventualmente ci sia una forza politica “meno peggiore” che sarebbero disposti a votare in caso di cambio di opinione.