Su questo blog si era preventivato qualche settimana fa (qui) un fatto che sta rivoluzionando la scena politica nazionale inglese. Non c’entra un comico, questa volta, ma un gentleman inglese a metà strada tra un Bossi intellettuale e un movimentista con la puzza sotto il naso. Nigel Farage, leader dell’UKIP, è riuscito nell’impresa difficile ma non impossibile di far tremare mezza “dirigenza” tory, volendo usare una parola che in Inghilterra schiferebbero ma che qui rende ancora molto. Come? Vincendo le elezioni, come si fa nelle democrazie moderne, battendo il tasto dolente dell’immigrazione per tutta una campagna elettorale. In questo frangente le somiglianze con l’Italia si fermano, dato che qui da noi a quanto pare le campagne elettorali i voti non li spostano.
Cosa ha fatto di così eclatante Farage, padre-padrone-factotum dell’UKIP? E’ arrivato secondo ad una by-election piuttosto importante, a Eastleigh, cittadina sopra Southampton. Una by-election si tiene in corrispondenza del liberarsi di un seggio in uno dei collegi uninominali in cui è divisa l’Inghilterra. E qui si è tenuta, a Eastleigh appunto, un’elezione due giorni fa in cui l’UKIP è arrivato secondo, davanti ai Conservatori, e superato solo dai Libdem di Clegg. Questi, a loro volta, scossi da scandali a sfondo sessuale (pare che uno dei dirigenti fosse un mezzo maniaco e Clegg, pur sapendo questa cosa, abbia sempre taciuto), non credono ai loro occhi: la Coalizione, a cui sia i tories che i libdem vogliono più o meno rimanere incollati per continuare a giocare un ruolo in vista delle elezioni del 2015, diventa sempre più debole.
Con altri appuntamenti elettorali in vista, nel 2014 le Europee e nel 2015 le politiche, il filo che tiene insieme i due partiti è sempre più sottile. E noi, che dall’Italia lanciamo segnali poco incoraggianti per eventuali grandi coalizioni, dovremmo tenere un occhio di riguardo sulla situazione. Ma in Inghilterra non c’è un partito “lontano” dalla politica tradizionale. E’ un partito dentro il sistema, e che ruba voti solo ai Conservatori, non a tutte le forze politiche.
Lo UKIP è diventato un ricettacolo di voti sfuggiti dal seno dei Conservatori, grazie ad un messaggio semplice, lontano dalle sottigliezze oxoniensi o simili di Cameron o dei suoi sodali. Con un focus molto forte, e con poche proposte, semplici, stile IMU. Ma che non hanno a che fare tanto con tasse e portafogli delle persone, quanto invece con il loro “cuore” e la loro “identità”. Se al British National Party è demandata la conservazione della frangia più nazionalista dell’elettorato inglese, lo UKIP è riuscito in un ottimo proposito, ovvero quello di scatenare contro l’Europa un fuoco di fila che ha permesso ai suoi europarlamentari di accreditarsi come veri e propri alfieri dell’anti-Europa. Riusciranno il prossimo anno a soffiare il primato di secondo partito ai Conservatori, dato per assodato che il Labour, a meno di terremoti politici, dovrebbe arrivare primo? Il sistema elettorale è diverso rispetto a quello uninominale secco inglese e premia anche i partiti “fuori sistema”, who knows?