Quando si parla di serie TV, l’America la fa sempre da padrone. Girano più soldi, gira più pubblicità e i titoli delle serie-evento americane risuonano all’impazzata, anche qui da noi (basti pensare a The Following). Però, anche nel Vecchio Continente, c’è chi tiene testa al predominio statunitense in fatto di serialità televisiva. Sono gli inglesi. Va detto, a onor del vero, che anche i francesi si stanno dando da fare e negli ultimi anni hanno prodotto serie degne di nota, come Profilage (da noi chiamata Profiling), Braquo e ultimissima Les Revenants, una delle rivelazioni di questo 2013.
Gli inglesi, dicevamo. Le serie british (si pensi ai grandi classici, come Doctor Who che riprende il 30 marzo, Downton Abbey, Sherlock o Luther, solo per fare qualche esempio) dimostrano non solo di non aver nulla da invidiare ai cugini americani, ma addirittura di essere per certi versi molto più incisive, disturbanti e realizzate in modo impeccabile.
Ecco i titoli british di questo 2013 (che ho visto o che sono in procinto di iniziare) che meritano di essere segnalati:
- Black Mirror
E’ l’esempio più palese della qualità made in Britain. E faccio un’eccezione perché non è un debutto. A inizio 2013 è andata in onda la seconda stagione. Eppure il format a episodi chiusi la rende, in un certo senso, una serie sempre nuova. Black Mirror è, a mio avviso, una delle serie più belle e angoscianti mai state prodotte. Se vi siete persi la prima stagione, recuperatela perché la seconda sta per arrivare anche in Italia (il 20 marzo su Sky Cinema). Tre puntate autoconclusive che permettono di fare un viaggio nel mondo dell’alienazione contemporanea e che mostrano un’apocalisse moderna, un mondo dove le tecnologie regnano sovrane e l’uomo è sopraffatto e drogato dagli stimoli eccessivi che computer, telefonini e tablet producono. Il creatore è Charlie Brooker, a fuc**ng genius: non sapete chi è? Date un’occhiata a un altro articolo che ho scritto per Sky Seven Days per saperne di più su questo genio contorto.
- Mr. Selfridge
Testimone che la TV inglese, in fatto di period drama, non la batte nessuno. Ne avevamo già parlato qui. Downton Abbey, del resto, non vi dice qualcosa?
- Broadchurch
E’ appena iniziata, ma le premesse sono buone. La storia è la stessa di The Killing (un omicidio, ma la morte riguarda stavolta un ragazzino di 11 anni), l’ambientazione completamente diversa. Anche se la soleggiata cittadina di Broadchurch, dietro alla facciata innocua e perbenista, nasconde lo stesso senso solitario e inquieto della piovosa Seattle.
- Top of The Lake
E’ una delle serie più attese della primavera inglese. Stesso stampo di Broadchurch ma dalle atmosfere più cupe e oniriche, che a tanti faranno tornare in mente Twin Peaks di David Lynch.
- Utopia
Inaspettata, forte, drammaticamente ansiogena. Chi se l’è persa, la recuperi. Immediatamente. Utopia è una serie dall’impronta graphic novel. Una serie che è andata in onda sulla tv pubblica inglese e che non ha risparmiato violenza e argomenti fortissimi (ho provato a immaginarmela sulla Rai e mi sono messa a ridere solo per il fatto di averci pensato). Evito gli spoiler. Va vista, senza se e senza ma. E’ anche corta: 6 episodi, in perfetto stile british, con tanto di quel dark humor che caratterizza gli anglosassoni.
- In the Flesh
Prontamente suggerita da un amico serial addicted (grazie Riccardo), In The Flash è una nuova serie che affronta il tema zombie sotto un’ottica diversa da quella predominante sino ad ora in TV. Gli zombie tornano in vita, si curano, ma è possibile dimenticare quello che sono stati? E soprattutto quello che hanno fatto? Data di inizio: 17 marzo su BBC Three.
- Peaky Blinders
Per gli amanti delle saghe gangster. E’ in arrivo in Primavera. Location: Birmingham. Periodo storico: anno 1919.
All’elenco aggiungo due serie che ho intenzione di recuperare (andate in onda all’inizio del 2013):
- Way To Go
Una commedia nera di sei episodi, trenta minuti l’uno. Il tema: tre uomini che, in tempi di crisi economica, fiutano un business e aprono una clinica di suicidio assistito. Inutile dire che ha creato scalpore, sin da subito. Il conservatore Mark Pritchard ha condannato lo show e la BBC: il tema non dovrebbe essere oggetto di risate. Ma a volte le risate sono amare e fanno riflettere più dei drammi. Non vi pare?
- My Mad Fat Diary
L’impronta teen non è di solito nelle mie corde, ma il tema è molto attuale: obesità e rapporti con gli amici in età adolescenziale. Tanto più che la serie è tratta da una storia vera. Vale la pena dare allo show un’occasione, non vi pare?