A metà tra la terra e il cieloInsciallah, di Oriana Fallaci

Sono di parte: è uno dei miei libri preferiti. Ma chiunque, credo, rimarrebbe affascinato da questa storia che dopotutto è la storia di ciascuno di noi, o almeno di chi è assetato di vita vera. Per...

Sono di parte: è uno dei miei libri preferiti. Ma chiunque, credo, rimarrebbe affascinato da questa storia che dopotutto è la storia di ciascuno di noi, o almeno di chi è assetato di vita vera. Perché Insciallah di Oriana Fallaci (ed. Rizzoli, pp. 795) non è solo un diario di guerra, né un romanzo storico. E’ questo e altro insieme. Forse, un lungo racconto alla ricerca della propria esistenza, del grande perché, della formula della vita.

Protagonista è Angelo, poco più che ventenne, soldato a Beirut. Prima della cartolina “accettava l’esistenza senza discuterla, con la disinvoltura di un animale che mangia, beve, dorme e amoreggia a suo piacimento. Ora, invece, non si godeva nulla. Aveva sempre i nervi a fior di pelle, sprofondava sempre di più nelle foschie d’una rivolta priva di bersagli precisi, nelle nebbie d’una metafisica angoscia, e non faceva che masturbarsi il cervello in sbigottiti perché. Ad esempio, perché si trovasse qui, perché avesse scelto un mestiere che non si addiceva al suo carattere e alla sua struttura mentale cioè il mestiere di soldato, perché con quel mestiere avesse tradito la matematica. […] Era il disagio che lo disorientava dacché aveva scoperto di ignorare chi fosse, che cosa volesse, in che cosa consistesse la Vita”.

Angelo si chiede perché c’è la vita, se a vincere è la morte, che cosa è l’amore e se lo chiede attraverso una equazione matematica: S = K ln W di Boltzmann. Così in un mosaico di eventi e avvenimenti, in un susseguirsi di episodi e storie, il romanzo si arricchisce di una moltitudine di personaggi, veri, reali, umani. Ci sono i bambini che la guerra tradisce, i ragazzi partiti con l’idea che la guerra fosse un gioco, molte donne tra cui la splendida e misteriosa libanese Ninette. E’ in questo labirinto di voci che la Fallaci scava nell’animo umano, nel cuore di Angelo in particolare, “per dimostrare che la Morte è lo strumento della Vita, il cibo della Vita, e morire una semplice battuta d’arresto, una pausa di riposo, un breve sonno per prepararsi a rinascere, a rivivere, per rimorire sì ma per rinascere ancora, rivivere ancora, vivere vivere vivere all’infinito”.

Sul palcoscenico di una guerra vera, affiora un’altra guerra tra il bene e il male, l’amore e il dolore, il tempo e l’eternità, il destino e il caso. La stessa guerra che vive ciascun uomo alla ricerca di un’esistenza vera, piena e felice nonostante le sempre presenti difficoltà. Ecco perché ti sembrerà di leggere la tua, di storia.

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