di Alberto Mucci
Londra. Forse il luogo piu’ simbolico dove Bill Emmott, ex direttore dell’Economist, poteva proiettare il suo ultimo documentario “Girlfriend in a Coma” realizzato assieme ad Annalisa Piras, ex corrispondente londinese de l’Espresso. Londra e’ infatti la capitale in pectore del fuggi fuggi dei giovani italiani in cerca di migliori opportunita’. Dopo la proiezione organizzata dall’Italian Society della London School of Economics (LSE), Emmott ha trovato il tempo, assieme alla Piras, per una chiacchierata con Europa.
Com’e’ cominciato questo interesse per l’Italia?
Emmott: E’ iniziato tutto con la copertina dell’Economist del 2001 su Silvio Berlusconi. Quella in cui la mia rivista lo definiva “inadatto” a governare l’Italia. L’ex presidente del Consiglio ci fece causa e la battaglia legale che ne scaturì mi rese famoso sui media italiani. Non a caso quando ho lasciato il posto di direttore gli unici giornali che mi hanno contattato per chiedermi di scrivere sono stati quelli italiani. Da li’ e’ seguito il resto.
“Girlfriend in a Coma” invece? Com’e’ nata l’idea?
Emmott: Il mio interesse per questo documentario è nato soprattutto grazie all’amicizia con Annalisa. Non solo. Come dico all’inizio di “Girlfriend in a Coma” considero il declino dell’Italia come un preambolo del declino dell’occidente. Un tema fondamentale: da esplorare e capire.
Annalisa, tu vivi all’estero da vent’anni com’e’ stato tornare in Italia e riscoprire il paese dopo cosi’ tanto tempo?
Piras: Osservare il declino dell’Italia da fuori e’ stato doloroso. Molto. Ma tornare e vedere direttamente quello che ho visto forse ancora di più. Ci sono persone che hanno completamente abbandonato le speranze, non sanno dove aggrapparsi, non sanno a cosa aspirare. E’ terribile. Questo senso di disagio aumenta andando vero sud. La città che mi ha impressionato di più durante il mio viaggio è stata forse Taranto. Lì disperazione e abbandono erano palpabili, si respiravano nell’aria. Era come se gli abitanti accettassero quello che stava succedendo con rassegnazione, quasi che pensassero di non poter aspirare a qualcosa di meglio. Mi ha reso triste. Tanto.
Parliamo di politica. Qual è il significato di queste elezioni? Dove va l’Italia?
Emmott: Le reazioni che ho avuto sono diverse e quasi opposte. Per continuare a usare la metafora del documentario si può guardare al voto e pensare che dimostri come la fidanzata (girlfriend, ndr.) sia entrata in un coma irreversibile o che finalmente si sia risvegliata. E’ difficile dirlo con certezza. Anche per dare un giudizio su Grillo e il sentimento di rabbia che il suo voto rappresenta bisogna aspettare e vedere prima di giudicare.
Farà un’alleanza con il PD?
Emmott: Ha detto di no e gli credo. Al momento mi pare che la cosa più furba da fare per Grillo sia rimanere esterno ai partiti e vedere se si va di nuovo al voto.
La sua ex rivista è stata sostenitrice di Monti. Cosa ha pensato della sua discesa in campo?
Emmott: Monti aveva fondamentalmente tre scelte. Rimanere fuori dalla mischia, correre come simbolo del cambiamento o buttarsi nel mezzo della disputa politica. Ha scelto la terza via e a mio avviso ha commesso due errori fondamentali. Il primo è quello di essersi alleato con Fini e Casini che molti associano alla vecchia politica e dunque al non-cambiamento. Il secondo è stato quello di non saper comunicare in modo efficace i motivi per cui ha dovuto fare le riforme e le leggi che si è trovato costretto a fare. Monti non ha saputo comunicare l’esistenza di una luce in fondo al tunnel, non è riuscito a far comprendere come le sue misure di austerità avrebbero portato a risultati positivi in tempi brevi.
Berlusconi invece?
Emmott: E’ stato furbo, nulla da dire. Ha sfruttato il fatto che gli italiani hanno mediamente una grande richezza patrimoniale (la casa innanzitutto, ndr.) e sono titolari di un basso reddito per parlare direttamente ai bisogni dei cittadini che lo hanno poi votato. Chi lo ha scelto non vuole però guardare in faccia la realtà e confrontarsi con i problemi reali del paese. E’ stato un voto di evasione e di fuga. La ricerca di un tornaconto immediato e non di una soluzione di lungo periodo.
La percentuale di voti ottenuti da Berlusconi e’ stata una sorpresa. Come mai gli italiani perdonano cosi’ facilmente.
Piras: E’ una domanda a cui non è facile trovare risposta. Ha a che fare con la religione cattolica, con la sua doppia morale e la sua facile propensione al perdono. La realtà è che bisognerebbe avere un dibattito pubblico sul cattolicesimo, ma in Italia parlarne è un tabu’. Non si può e non lo fa mai nessuno. Berlusconi ha capito la questione della doppia morale e l’ha sfruttata. E nei suoi vent’anni la sfacciataggine, l’impunità e la corruzione sono dilagati senza freni.
Si ritorna al voto?
Piras, Emmott: Probabile. Ma aspettiamo e vediamo.
Questo articolo e’ apparso originariamente su: Europa