Si chiama «Rede Sustentabilidade» (Rete sostenibilità) il nuovo partito che Marina Silva, ex-ministro dell’Ambiente dei governi Lula, ha lanciato ufficialmente la scorsa settimana. Il nome del neonato movimento è stato scelto attraverso una consultazione sul web e sarà la sigla con cui la nuova formazione politica entrerà nella competizione elettorale del 2014, quando si rinnoverà il parlamento e si sceglierà il nuovo presidente della Repubblica. Marina Silva non ha ancora ufficializzato la sua candidatura alla Presidenza contro Dilma Rousseff (del PT), l’attuale capo di Stato che tenterà la rielezione, ma è quasi certo che lo farà.
L’ambientalista ha già corso per le presidenziali nel 2010 (per il Partito Verde) ottenendo quasi 20 milioni di voti, un capitale politico prezioso sul quale oggi si poggia la nuova avventura, soprattutto se si pensa alla proposta che la Silva aveva formulato in quella occasione: e cioè una radicale e diversa visione del concetto di crescita economica. Una crescita che per l’ex-estrattrice di caucciù divenuta la più giovane senatrice della Repubblica e la prima Ministro dell’ambiente donna deve essere ripensata completamente nel rispetto delle risorse naturali e del patrimonio ambientale, brasiliano e mondiale. Da questo punto di vista non sono poche le somiglianze della «Rede» di Marina Silva con il «Movimento Cinque Stelle» di Beppe Grillo: comitati locali a partecipazione volontaristica che crescono attraverso il web, attivismo sui temi dell’ecologia, della trasparenza politica e amministrativa e, in qualche modo, il superamento delle attuali regole del gioco politico dei partiti.
Il 16 febbraio scorso, a Brasilia, Silva ha affermato: «Non saremo né opposizione né sostengo a Dilma, ma abbiamo opinioni formate e abbiamo bisogno di persone con posizioni ferme: se la presidente Dilma farà qualcosa di buono per il Brasile avrà il nostro voto, se farà qualcosa contro il Codice Forestale (legge cruciale in Brasile per il rispetto dell’ambiente, ndr), allora la nostra posizione sarà contraria». Silva ha poi affermato che la Rede è e continuerà ad essere un “movimento” perché, ha spiegato, “credo che la politica sia un processo vivo” e si è mostrata cauta rispetto al grande exploit del 2010.
“Non so come si possa ripetere il risultato del 2010, è stato un momento unico nella mia vita, potrà andare meglio o peggio». La ex-senatrice ha infine esposto le regole che governeranno il nuovo partito: non saranno accettate donazioni provenienti da industrie belliche, di alcolici e di fertilizzanti e biotecnologia. La scelta di tutti i candidati, ha assicurato, sarà affidata al meccanismo delle primarie dunque, presumibilmente, anche la propria: grazie alla crescita del movimento sul web. In questi giorni, in varie città brasiliane, si stano svolgendo manifestazioni di raccolta firme. Sulla sua candidatura, comunque, Silva ha già incassato il sostegno di molti politici della sua area, come Heloisa Helena, a sua volta ex-candidata alla presidenza per la forza di sinistra Psol.
Durante il suo mandato di ministro e senatrice, Marina Silva ebbe forti divergenze prima con Lula e poi con Rousseff a proposito di grandi opere in corso come la mastodontica diga di Belo Monte in Amazzonia. Contrasti forti che la portarono a dimettersi dal governo nel 2008, quando il lulismo da sogno collettivo si colorava sempre più di tinte pragmatiche.