Pizza Connection“Mafia minaccia più insidiosa per il tessuto economico-produttivo”, parola di 007

«In ambito nazionale, la minaccia più insidiosa per il tessuto economico-produttivo resta l’infiltrazione della criminalità organizzata di stampo mafioso, sempre più pervasiva su tutto il territori...

«In ambito nazionale, la minaccia più insidiosa per il tessuto economico-produttivo resta l’infiltrazione della criminalità organizzata di stampo mafioso, sempre più pervasiva su tutto il territorio nazionale. Secondo le indicazioni raccolte, i gruppi criminali continuano a ricercare contatti collusivi nell’ambito dell’Amministrazione Pubblica, funzionali ad assicurarsi canali di interlocuzione privilegiati in grado di agevolare il perseguimento dei loro obiettivi economici e strategici, quali il controllo di interi settori di mercato e il condizionamento dei processi decisionali, specie a livello locale.»

A metterlo nero su bianco sono gli 007 nostrani Nella relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza 2012 trasmessa al Parlamento dal Governo, predisposta dai servizi di sicurezza. Una rilevazione quella dei servizi che parla chiaro e mette in primo piano il tema dell’impatto della criminalità organizzata sul tessuto economico-produttivo italiano.

Personalmente ne ho scritto più volte qui su Linkiesta, concentrandomi in particolare sulle proiezioni delle mafie a nord del Paese, dalla Valle d’Aosta al Veneto, passando per Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna (e l’elenco non è comunque completo).

Stupisce, ma neanche più di tanto, che in campagna elettorale, ben pochi siano stati i cenni seri e puntuali sul tema mafie, inteso non solo come sicurezza e ordine pubblico, ma anche delle ripercussioni di queste sul mondo del lavoro e dell’economia. Di sicuro insufficienti i primi tre partiti italiani (PD, PDL e Movimento 5 Stelle).

Prosegue poi il rapporto «l’accentuata mobilità territoriale dei sodalizi consente loro di inserirsi ormai agevolmente in circuiti collusivi in grado di soffocare l’imprenditoria sana ed inquinare le iniziative di sviluppo, anche attraverso l’aggiramento della normativa antimafia sugli appalti». Normativa che viene aggirata anche nel settore pubblico. Come?

É ancora il rapporto dei servizi di sicurezza a spiegarlo, anche se le cronache di questi anni non hanno impedito di raccontare più volte il fenomeno.

  • Con trasferimenti strumentali delle sedi legali delle società a “rischio interdizione” in modo da rendere difficoltosa l’attività di verifica;
  • acquisizione del controllo, anche tramite pratiche usurarie, di aziende sane da utilizzare per partecipare a gare pubbliche;
  • presentazione di offerte “concordate” sulla base di accordi spartitori tra imprese, ricorrendo al sistema dell’assegnazione del punteggio tecnico per gli appalti aggiudicati con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, riuscendo in tal modo a superare la concorrenza di aziende strutturalmente ed economicamente più solide, ma estranee ai circuiti di condizionamento criminale.

I settori che preoccupano maggiormente sono quelli delle grandi opere, le energie rinnovabili ed EXPO 2015, dove una delle cinque imprese che ha vinto il ricco appalto della cosiddetta piastra è già apparsa all’interno delle inchieste dell’antimafia, mentre una seconda, la Mantovani è stata investita in questi giorni dall’arresto del presidente Piergiorgio Baita. Appalto, quello della piastra, guardacaso aggiudicato al massimo ribasso.

Tra pagina 25 e 26 del rapporto si fa un excursus sulle evoluzioni delle organizzazioni criminali italiane e straniere sul territorio italiano. Attenzione particolare è data alla ‘ndrangheta, e un occhio particolare a quella emergente del crotonese, come per altro avevano già fatto notare in audizione presso la commissione parlamentare antimafia il Sostituto Procuratore nazionale antimafia, Roberto Pennisi e i magistrati calabresi.

«Si registra – scrivono gli 007 – un crescente attivismo crimino-economico dei sodalizi del Crotonese, scenario provinciale assurto a vero e proprio laboratorio di strategie coese tra cosche, volte a favorire la gestione condivisa degli interessi più remunerativi e lo sviluppo di solide reti collusive, anche nelle aree di proiezione. L’attività d’intelligence ha evidenziato una sempre più marcata tendenza della ‘ndrangheta a proiettarsi all’estero, in Paesi europei ed extraeuropei, con investimenti e interessi economici in settori sempre più diversificati (edilizia pubblica e privata, ristorazione, turistico-alberghiero, rifiuti, energie rinnovabili, gioco)», come dimostra anche questa ricerca Transcrime. Proiezioni che le cosche del crotonese hanno puntato in particolare verso Emilia Romagna e Lombardia.

LEGGI INTEGRALMENTE LA RELAZIONE SULLA POLITICA DELL’INFORMAZIONE PER LA SICUREZZA

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