Nei quattro anni di vita londinese abbiamo provato più volte l’esperienza di essere valutati secondo criteri meritocratici; dall’ammissione all’università ai primi passi nel mondo professionale. La mancanza di meritocrazia nel nostro paese spesso riempie le bocche di noi ‘scappati’ all’estero, considerata fattore determinante del declino italiano.
Il seguente articolo e i prossimi post evidenzieranno le differenze tra il sistema britannico e quello del Bel Paese, prendendo spunto dalle nostre esperienze. Lo scopo è di enfatizzare l’importanza della meritocrazia come ascensore sociale nel Regno Unito, che comincia dall’ammissione alla laurea triennale. Quest’articolo potrà inoltre essere utile a tutti coloro che vorranno intraprendere percorsi di studio nei paesi sopracitati.
Quali tappe si presentano davanti a chi vorrebbe studiare nel Regno Unito?
Prima ancora di aver deciso un orientamento universitario,i ragazzi liceali accedono al sito messo a disposizione dal governo britannico, tramite il quale sono gestite tutte le ammissioni universitarie. La piattaforma UCAS (http://www.ucas.com/) agisce da punto d’incontro tra le università e gli studenti, dalla compilazione della domanda di ammissione alla richiesta di borse di studio. Sul sito, infatti, oltre ad una lista dettagliata dei corsi offerti da tutti gli atenei britannici, si possono trovare innumerevoli dati, consigli e statistiche su tutti i corsi. Il processo è reso estremamente trasparente e alla portata di mano dello studente.
Tramite il sito UCAS lo studente ha la possibilità di sottoporre la domanda a cinque corsi universitari, per i quali pensa verosimilmente soddisfare i requisiti minimi. I requisiti spesso comprendono il voto finale di maturità, gli esami di lingua inglese (es. IELTS o TOEFL), e talvolta si riferiscono a materie specifiche a seconda del corso scelto (matematica e fisica per i corsi di carattere scientifico).
È necessario puntualizzare che la domanda al corso è fatta ancor prima di sostenere gli esami di maturità. Per un corso che inizia a Settembre 2014, la data di scadenza per sottomettere la domanda completa di ammissione è Gennaio 2014 (salvo che non si considerino Oxford e Cambridge, per le quali il termine è fine Ottobre 2013).
Vi starete chiedendo: com’è possibile far domanda all’università senza avere ancora sostenuto l’esame di maturità?
Il voto di maturità fornito sul form online non è altro che un voto pronosticato (“predicted grade”) dai professori dello studente, i quali saranno chiamati (sempre automaticamente via UCAS) ad esprimere un giudizio privatamente in una sezione apposita. Sia chiaro, questo voto non è in realtà un fattore determinante per l’ammissione.
La domanda di ammissione consiste nel completare su UCAS tutte le sezioni del form online: dati personali, scelta dei corsi da frequentare, curriculum accademico, “personal statement” e referenze dei professori.
Oltre alle pagelle, ogni studente deve allegare un “personal statement” (lettera di presentazione) nella quale parla di se stesso e delle motivazioni che lo spingono a intraprendere il corso scelto. È l’opportunità, in cinquecento parole, di svelare tutto ciò che non traspare dai numeri e dai voti. Quel torneo di calcetto, il coro scolastico, il rappresentante di classe, il volontariato … chi più ne ha più ne metta. È un’occasione per giustificare il proprio percorso, esporre le proprie forze e le proprie debolezze. È anche un modo per le università di valutare la motivazione di ciascun studente, ed evitare che un corso venga scelto perché non si avevano alternative o semplicemente perché imposto dai genitori.
Il tutto è accompagnato dalla lettera di referenze di un professore, possibilmente non quello di educazione fisica “perché abbiamo 9”, ma quello che conosce meglio le nostre ambizioni e capacità, e che le prime non superino le ultime. Chiaro, la lettera ha fondamenta nell’onestà intellettuale del professore che la scrive, e di certo non ha valore assoluto. È però importante considerare un giudizio esterno che va oltre ai numeri in pagella e il carattere autobiografico del personal statement.
Una volta completato il form online con i dati personali, il personal statement, le referenze e i pronostici dei professori, il tutto è confezionato dal sistema in un unico documento che sarà inviato automaticamente alle cinque università scelte, che avranno il compito di scartare la domanda o di rispondere con un’ “offerta condizionale” (“conditional offer”). La conditional offer è un meccanismo che permette di stipulare un contratto tra lo studente è l’università, nel quale s’impegna a garantire un posto per il corso di laurea scelto in cambio della votazione finale richiesta.
Facciamo un esempio concreto per tutto più chiaro: per un corso triennale in egittologia (‘Egyptology’) presso l’università di Oxford è richiesto un predicted grade minimo di novantacinque centesimi alla maturità italiana, soltanto per far sì che la domanda sia presa in considerazione dall’ufficio ammissioni. Una volta che l’università decide che il candidato è idoneo a frequentare il corso, offre allo studente una “conditional offer” uguale o superiore a 95/100, requisito per evitare che l’offerta risulti nulla. A quel punto è tutto in mano allo studente, alle sue capacità e la sua voglia di studiare per ottenere la votazione necessaria. Non basta incrociare e dita e sperare in un buon voto o in una botta di ***. In quei pochi mesi in cui si chiude uno dei capitoli più significativi di una vita ci si gioca il futuro.
Se non si rispettano i termini dell’offerta, infatti, è molto probabile rimanere senza alcun corso da frequentare, o meglio dire, nessun corso da frequentare in università dove ne valga la pena. Il sistema di ammissione sulla base del merito di per sé un metodo per classificare le università: le migliori avranno criteri di ammissioni più stretti e il rapporto di domande ad ammissioni più basso. Bisogna anche notare che alcune università del Regno Unito richiedono un test attitudinale e un colloquio prima di fare l’offerta condizionale. Questo sistema garantisce un livello del corpo studentesco ottimo, innescando una spirale positiva che attrae ricercatori, docenti e aziende.
Il trasferimento di responsabilità sullo studente, le sue capacità e la sua voglia di studiare fanno parte di un processo che funge da enorme forza motivante. Non sono più gli studenti a scegliere le università, ma le università a scegliere gli studenti.
Ed è proprio su quest’ultima frase che vorremmo soffermarci un attimo. Nella maggior parte dei casi, il sistema statale universitario italiano offre a qualsiasi studente l’opportunità di accedere ai corsi universitari, tramite una semplice iscrizione (ovviamente siamo consapevoli che in alcuni atenei o facoltà bisogna sostenere un test di ammissione per entrare in graduatoria). La vera differenza tra Regno Unito e Italia, è che, in genere, in Italia non vi è richiesta alcuna prova di motivazione o di eccezionali doti accademiche, cose che invece sono richiesta nel sistema britannico. E’ l’università che sceglie gli studenti che andranno a occupare i banchi e le aule dei corsi (tutti a numero chiuso) attraverso un sistema non impeccabile ma sicuramente più rigoroso, meritocratico ed indubbiamente competitivo.
Non neghiamo che il sistema inglese presenti delle limitazioni, ma sicuramente offre un modello di valutazione più completo di quello del nostro paese. Ci rendiamo conto che il voto di maturità non sempre è un metodo oggettivo per giudicare la preparazione di uno studente e il rapporto voto a preparazione varia secondo la regione (cosa che non accade nel Regno Unito siccome le prove sono corrette da professori di altri istituti ed ogni prova è anonima). Per questo motivo sarebbe auspicabile un metodo valutativo consistente e anonimo a livello nazionale per comparare efficacemente le votazioni e performance a livello inter-regionale e internazionale. Per finire, il concetto di anonimato delle prove scritte andrebbe esteso anche alla domanda di università, in modo da garantire un processo equo capace di valutare efficacemente le capacità di ogni studente.