Cartelli in mano e presa di coscienza: I’m sorry, I’m changing. Tuonano così le pubbliche scuse degli uomini di Nuova Delhi che, sprezzanti, urlano il proprio sdegno per gli innumerevoli stupri avvenuti negli ultimi mesi per mano dei loro connazionali. Una protesta inaspettata, la condanna di un gesto dilaniante.
Il coro si scusa dell’intollerabile comportamento che il popolo indiano ha avuto nei confronti del gentil sesso. Si veste della consapevolezza di quanto sia insensato colpevolizzare le donne e ritenerle, in parte, responsabili della condotta maschile. Si prova, così, a scardinare il retaggio culturale secondo il quale la Colpa è della donna, del suo vestire in modo inappropriato e provocante. Il forte gesto di questi uomini vuole essere d’esempio. Vuole portare al cambiamento.
E, proprio qualche giorno fa, dopo le numerose proteste in piazza, il presidente indiano Pranab Mukherjee ha firmato, finalmente, la nuova legge antistupro approvata dal Parlamento. Pene più rigide per i “carnefici”: condanna a morte per i casi più gravi, ergastolo per gli stupratori abituali, oltre 20 anni di carcere per le violenze occasionali.
Non resta che sperare che sia fatta giustizia.