Ascoltare è diventato stressante. Il brusio di fondo è ormai continuo perché tutti parlano, tutti hanno qualcosa da dire e va da sé che, se si è in troppi a farlo, quello che si dice viene inesorabilmente svuotato del suo significato e diventa rumore.
Lo sa bene lo psicoterapeuta meravigliosamente interpretato da Sergio Castellitto nella versione italiana di In Treatment, da qualche settimana in onda su Sky. Ascolta con garbo e concentrazione i suoi pazienti che ogni giorno gli vomitano addosso le loro pesantezze e alla fine della settimana non ce fa la più, ha bisogno anche lui
di sfogarsi, tanto che nella puntata del venerdì lui stesso va a farsi curare, si siede davanti al suo supervisore e parla.
Ci deve essere una misura oltre la quale non si può andare, prendiamo ad esempio questa prima parte del 2013: a cominciare dalla campagna elettorale fino alle anomalie del post elezioni è successo veramente di tutto e i miliardi parole spese non hanno fatto che rendere più fitta la matassa tanto che la maggior parte delle persone non ci capisce più niente.
Onestamente però era difficile indovinare che, tra quelli che avrebbero raggiunto il limite di tolleranza, ci sarebbe stato per esempio Bersani. Eppure probabilmente è stato proprio vittima dello stress da ascolto.
Se provassimo a calarci nei suoi panni sentiremmo gli echi delle mille voci che, negli ultimi mesi, continuamente, gli hanno suggerito dati, interpretazioni di dati, fatti e interpretazioni di fatti, voci ufficiali, voci di corridoio, richieste, cose dette da Tizio, da Caio, suggerimenti, strategie, domande, risposte.
Incessante e in costante aumento il rumorio si è fatto così insopportabile che il segretario del Pd ha perso la capacità di ascoltare. Lo ha ben capito Crozza che nell’ultima puntata del suo programma, in un’esilarante parodia di In Treatment, ha fatto sedere il finto smacchiatore di giaguari sul divanetto dei pazienti e, seppur in una magnifica imitazione, gli ha permesso di sfogarsi.
Insomma, Bersani pensa di essere stato tradito, ma forse, più semplicemente, è finita come è finita perché non ci sentiva più un belino.