Forse sembrerà eccessivo collegare il tema dell’innovazione ad una storia di “ordinario” suicidio. L’ennesimo suicidio di persone che lavorano e producono le quali, espropriati di questo diritto, sentono disintegrarsi la propria dignità di persone. Sì perché le persone che sono abituate a guadagnarsi da vivere costruendo qualcosa fanno fatica a rimanere senza far niente, le persone che hanno sempre lavorato e vissuto dignitosamente fanno fatica a perdere questo diritto.
Quello che è accaduto a Civitanova non è altro che una delle “normali” storie raccontata dalla cronaca, qualche tempo fa era accaduto ad un operaio siciliano che umiliato dalla sua condizione di disoccupato nuovo povero, incapace di chiedere aiuto o troppo dignitoso per farlo ha deciso di interrompere una vta che riteneva inutile.
Ogni giorno un nuovo episodio. Chi si uccide nel proprio capannone, chi davanti alla sede di Equitalia, chi nel silenzio del proprio garage.
E spesso sono piccoli imprenditori, quel ceto medio produttivo che ha fatto forte l’Italia creando posti di lavoro e producendo ricchezza. Quelli che non hanno paracaduti, che si confrontano con un welfare costruito intorno al lavoratore maschio a tempo indeterminato.
Nel caso di Civitanova è stato scatenante l’arrivo di una cartella esattoriale nemmeno tanto grande paragonata a certe evasioni di Dolce & Gabbana o di Mediolanum. Una autentica “miseria”, come la loro condizione. Eppure quella cifra è insostenibile per chi non ha reddito, lo Stato che manca sempre nel dare servizi pretende senza condizioni il pagamento subito anche quando questo non è possibile. Forse Romeo Dionisi è stato un evasore un tempo o forse non ha pagato perché una spesa improvvisa l’ha spinto a non farlo poco importa ciò che importa è la condizione attuale di classe media che è diventata povera.
Lo Stato ormai ha giustamente gli strumenti per controllare conti, entrate, uscite, spese e quant’altro necessario per capire i flussi di reddito della maggioranza della popolazione. Ad una macchina così innovativa e tecnologica non può sfuggire nulla e nei fatti non sfugge.
Certo se hai una cartella esattoriale di qualche migliaia di euro lo Stato richiede un pagamento istantaneo o una rateizzazone con un tetto massimo di pochi anni. Se hai un grande importo evaso puoi andare ad una transazione con il fisco, prenderti un buon avvocato e aprire una trattativa che ti permette di chiudere tutto pagando anche il 10, 20 o 30%. Lo Stato ha paura delle lungaggini giudiziarie.
Se sei un povero mortale lo Stato non ha paura e colpisce.
Certo Romeo Dionisi e Anna Maria Sopranzi potevano chiedere e fare una “domanda” con la quale avrebbero ricevuto l’assistenza sociale. Avrebbero dovuto presentarsi negli uffici pubblici a chiedere l’esenzione, a chiedere il sussidio, a chiedere … Si perché in Italia il cittadino chiede sempre qualcosa allo Stato, lo supplica di prendere in considerazione la sua situazione. Non esiste rapporto con la Amministrazione che non preveda una domanda, un bambino in età scolare deve essere iscritto alla scuola anche se c’è l’obbligo scolastico e se si viene registrati sin dalla nascita per esempio.
In Italia i cittadini passano troppo tempo di fronte ad un modulo di richiesta, ad una richiesta di chiarimenti, ad informarsi quando gli verrà concesso un diritto che hanno. Una feroce burocrazia inutile e miope, una macchina impersonale che non esplode solo grazie ai tanti impiegati disponibili e che diventa un caso di fronte a quelli zelanti.
Eppure si spendono miliardi in grandi progetti di innovazione, in banche dati che controllano ogni reddito e ogni fase della vita delle persone (giustamente), in banda larga per portare centinaia di megabit a casa delle famiglie e non si è ancora nelle condizioni di pensare una Pubblica Amministrazione “decertificata” e “dedomandizzata”. Non si è ancora in condizione di offrire un welfare decente alle persone sfruttando quello che la tecnologia può offrirci. Eppure si pensa a sistemi di infomobilità sofisticatissimi per far scorrere le auto in città.
Siamo arrivati perfino all’assurdo che la “digitalizzazione” si è trasformata in nuova burocratizzazione. L’ultimo caso l’INPS che ha fatto lo “switch off” dell’invio del CUD ai pensionati per l’invio del CUD e, poiché molti pensionati non hanno grandi dotazioni informatiche o abilità, ha costretto molti di questi ad andare a farsi stampare il modulo che arrivava gratis pagando anche 3 euro. Se questa è innovazione!
Si spendono milioni di euro per collegare i profili twitter ai portali della PA e non si pensa ad offrire ai cittadini bisognosi un reddito minimo senza che lo chiedano. Possibile che il fisco che ha inviato la cartella esattoriale a Civitanova non è in grado di capire che sta chiedendo dei soldi ad una persona da aiutare? Rinviare la richiesta di un pagamento che comunque non potrà essere fatto? Dovrebbe esistere un sistema informatico in grado di offrire automaticamente senza che i cittadini lo chiedano. Un sistema in grado di offrire diverse opzioni per l’iscrizione a scuola, all’asilo nido, all’esenzione dei ticket. Un sistema che elimini il concetto di “domanda”. Chepoi anche fare una domanda richiede conoscere le norme, i bandi, i diritti. Conoscenza che aumenta il “cultural divide” tra chi sa moversi e chi rimane escluso da un suo diritto, favorisce quell’aria grigia della clientela e del favore che significa anche potere e controllo. Un’area grigia profondamente antidemocratica e ingiusta.
Questa è l’innovazione che vorrei vedere non quella che costringe una preside a dare gli stipendi in sosrteggio perché il sistema informatico del MIUR non è in grado di aggiornare i dati sui supplenti e di pagare i relativi stipendi.
Un sistema informatico a supporto di un welfare in grado di dare e offrire senza dover chiedere è anche un sistema in grado di non umiliare le persone che hanno un diritto e quel diritto dovrebbero vederselo riconosciuto automaticamente.
Mi piacerebbe che si aprisse una riflessione intorno a questi temi quando si parla di innovazione. Mi piacerebbe che il welfare diventasse uno dei principali pilastri dell’agenda digitale (che poi in Europa lo è ma nell’agenda italiana no). Forse scopriremmo che un welfare automatizzato costerebbe molto meno, sarebbe più efficiente e aiuterebbe alle nostre imprese ICT a costruire sistemi informatici con un mercato anche all’estero (perché il welfare diventerà inevitabilmente uno dei settori più richiesti nei prossimi anni).
Forse alcune persone si suiciderebbero lo stesso ma molte altre non sentirebbero così umiliate e così sole solo perché non chiedono un loro diritto o non se la sentono di andare a chiedere la carità.