Quanto sta accadendo nel Pd e in Parlamento ha dell’incredibile. Irresponsabili è la parola giusta per questa situazione. Quello che doveva essere il partito più solido si è in realtà sfarinato per le lotte intestine di potere. Salta Marini, nome deciso a tavolino per un accordo con il Pdl; salta Prodi, nome scelto per acclamazione con una votazione farsa visti i 100 franchi tiratori in Parlamento; salta Rodotà, sempre escluso dal Pd perché nome scelto dal Movimento 5 Stelle, nonostante abbia una storia di sinistra. La situazione è bloccata e c’è addirittura il tentativo di forzare Napolitano ad accettare un secondo mandato. Il che ha dell’assurdo, visto che finirebbe (incrociando le dita) a 95 anni.
C’era un tempo in cui facevano credere che il centrosinistra aveva problemi a finire una legislatura perché c’erano partiti diversi che spesso non erano daccordo, con una componente “più radicale” che creava problemi di stabilità alla coalizione.
La soluzione sembrava essere la costruzione di un unico grande partito di centrosinistra che unisse varie sensibilità ma che non confliggessero in maniera distruttiva, come a volte accaduto. Così nacque il Partito Democratico, che aveva come obbiettivo il bipartitismo annientando qualsiasi forza alternativa a sinistra. Per questo motivo nel 2008, poco prima delle elezioni, Veltroni andò da Berlusconi cercando un patto: Pd e Pdl soli alle elezioni, chi vince governa e l’altro fa opposizione da solo, trasformando la legge elettorale e instaurando due soli partiti. Berlusconi non si concesse e andò alla vittoria con la Lega.
Il Pd ora mostra i pessimi difetti dopo che per anni persone come me ne hanno denunciato l’errore di fondo: far finta di costruire una cosa nuova quando si trattava di una fusione a freddo di gruppi dirigenti della Prima Repubblica. Un nuovo partito non può essere gestito da chi ha avuto ruoli nel Partito Comunista o nella Democrazia Cristiana, c’è poco da fare.
Il Pd si sta dimostrando irresponsabile anche senza i partitini con i veti incrociati. Il problema non è quindi il pluralismo ma le motivazioni per cui si è spinti a fare politica. La democrazia non è un nome, è un fatto e una convinzione, una spinta di ogni cittadino di discutere con gli altri, ascoltare gli altri prendendo ciò che di buono dicono e poi decidere. Il Pd non riesce a realizzare genuinamente questi passaggi, questo è il suo grave fallimento. Non novità ma nuovismo.
Non che gli altri partiti stiano meglio, urge infatti una riflessione da parte di tutti, una volta per tutte.
P.s.: un nome per uscire fuori dalle sabbie mobili c’è ancora: Emma Bonino.
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