Caro Letta: senza cittadini le riforme non si faranno

  Periodicamente si ritorna a parlare di grandi riforme. Accade anche in questi giorni, con il nuovo governo Letta. E sistematicamente le grandi riforme saltano. La convenzione per le riforme ausp...

Periodicamente si ritorna a parlare di grandi riforme. Accade anche in questi giorni, con il nuovo governo Letta. E sistematicamente le grandi riforme saltano. La convenzione per le riforme auspicata da Bersani durante il preincarico è diventata inutile dopo la nascita di un governo di larghe intese nel quale il ministro per le Riforme Istituzionali – il professor Gaetano Quagliarello – è un autorevole esponente del centro destra. Tra poco, a causa dei problemi giudiziari di Berlusconi, salterà anche il tavolo della riforma elettorale.

Una storia che si ripete, almeno da trent’anni. Con responsabilità condivise da parte di tutte le forze politiche. Un fatto che fa riflettere su un ‘blocco’ ormai ‘storico’, che impedisce la piena maturazione della nostra democrazia.

In questi trent’anni, viceversa, è avvenuto un profondo inveramento della Carta costituzionale. Lo hanno realizzato le organizzazioni della cittadinanza attiva nel silenzio della politica e fuori dalla luce dei riflettori. In modo autonomo. Nelle cose della vita quotidiana.

Associazioni di volontariato, movimenti di rappresentanza e di tutela, organizzazioni ambientaliste, associazioni di consumatori, strutture di servizio, cooperative sociali e di servizi. Questi soggetti hanno contribuito all’attuazione effettiva dell’articolo 3 della Costituzione, promuovendo lo sviluppo pieno delle persone e la loro partecipazione alla vita publica nel nostro paese. Grazie a quest’opera costante è stata spostata verso l’alto l’asticella di una più piena ed eguale tutela dei diritti. A partire dal 2001, poi, grazie alla spinta della cittadinanza attiva, è stato inserita nella Costituzione una norma sul principio di sussidiarietà all’articolo 118, ultimo comma. Una norma che valorizza il ruolo dell’attivismo civico e chiede alle amministrazioni pubbliche di favorire le azioni dei cittadini per la cura di interessi generali.

Insomma: una profonda trasformazione non soltanto del tessuto sociale e civile del paese, ma della stessa costituzione materiale, in una prospettiva poliarchica, proprio mentre la politica accumula ritardi e pare incapace di produrre serie riforme delle istituzioni.

Appare evidente che le riforme che servono non potranno davvero realizzarsi senza il contributo dei cittadini attivi, anche quando si tratta di riforme istituzionali. Un messaggio da recapitare al nuovo premier Enrico Letta. Proprio lui, alcuni anni fa (2007), in occasione diella pubblicazione di un rapporto su riforme istituzionali e sussidiarietà sostenne che “le organizzazioni dei cittadini non sono realmente rappresentative, portano istanze particolari, alterano le logiche del modello democratico”.

Una rappresentazione plastica della ormai perduta capacità della politica di leggere la realtà e della ottusa resistenza al cambiamento. Proprio nel momento in cui sarebbe necessaria una maggiore collaborazione tra società civile e società politica per compiere finalmente quelle riforme di cui si discute inutilmente da anni. Ricordiamolo al Presidente del Consiglio. E ricordiamolo a noi stessi.

@vittorioferla