“Che tipo di democrazia vogliono i cinesi“: questo è il titolo dello studio effettuato da Zhang Mingshu, direttore del Political Culture Research Centre dell’Accademia cinese di Scienze sociali, per sondare gli atteggiamenti dei residenti urbani cinesi nei confronti della politica.
Le risposte date dai 1.750 adulti intervistati hanno destato non poche sorprese per chi – come l’autore stesso – si aspettava probabilmente un diffuso consenso sulla richiesta di riforme politiche a favore delle libertà individuali e di un ridimensionamento dei poteri del governo.
Secondo quanto riferito da Zhang Mingshu al Southern Weekly, quotidiano liberale di Guangzhou, oltre il 38% degli intervistati è definibile come conservatore, vale a dire molto critico verso l’individualismo e sensibile al richiamo patriottico. Di contro, solo un 8% si è espresso a sostegno di maggiori libertà indiduali e ha criticato l’eredità politica del Partito comunista cinese. Per il 15,3% – non certo una percentuale impressionante – democrazia è sinonimo di competizioni elettorali e selezione dei leader nazionali in elezioni multipartitiche.
In generale a prevalere – soprattutto nella fascia di età oltre i 40 anni – è il posizionamento “a sinistra”, vale a dire quello meno liberale e più interessato a una più equa distribuzione del reddito.