Una volta c’era il maschio alfa, il capobranco che esercitava la sua leadership muscolare facendo leva su sentimenti come la paura o la soggezione. Lo riconoscevi subito perché risplendeva di un’aura autoritaria e per farlo il suo contegno doveva essere rigido e altero, costretto alla distanza per rendersi poco raggiungibile.
Erano così anche i padri di un tempo, cardini di un’autorità severa di cui sono state riempite pagine e pagine di trattati di psicanalisi, così come lo erano gli insegnanti sempre accolti da bambini composti e pronti ad alzarsi in piedi per salutare in coro: “Buon giorno signor maestro”.
Oggi è tutto diverso, ci siamo abituati a padri che cambiano pannolini e che giocano con i loro cuccioli con generosità accuditiva, ci siamo abituati a sentire i nostri figli chiamare la maestra per nome, ci siamo abituati a leader con una loro dolcezza, vedi Obama, ma che non per questo richiamano verso di sé meno rispetto.
E’ un’evidente evoluzione del ruolo di capo, ma la misura di quanto questo sia cambiato in un tempo relativamente breve e in modo inesorabile mi è saltata agli occhi grazie a un tweet di Papa Francesco e a una fotografia. La fotografia compare sulla locandina della bellissima mostra di Ghitta Carell che rimarrà aperta al Pastificio Cerere di Roma fino al 17 maggio.
E’ un papa di spalle, seduto, la schiena dritta, perfettamente composto nella sua veste bianca che il bianco e nero rende quasi abbagliante come a illuminare la sacralità della sua persona. Si tratta di Pio XII in uno scatto degli anni ’40. Basta guardarla per cogliere l’inflessibilità di un leader indiscusso e il velo di mistero che avvolge chi non può rendersi accessibile.
Il tweet di Papa Francesco è di domenica scorsa e dice: “ Fatevi missionari della tenerezza di Dio”. Ecco, quello che chiede di andare a raccontare in giro è un Dio tenero. Niente a che fare con il Padre punitivo e severo che se sgarri vai all’inferno, niente a che fare con l’ubbidienza senza la quale si scatena la sua terribile ira. Niente parole come peccato o colpa. Tenerezza.
Non c’è ombra di tenerezza nella foto sulla locandina, non c’era spazio per un sentimento così fragile e femmineo, a quel tempo, per il capo supremo della Chiesa. Ma non c’era per chiunque fosse a capo di qualsiasi cosa, dalla famiglia in su.
E’ evidente che si è trattato di un processo lento e senza nemmeno accorgercene ci abbiamo fatto da tempo l’abitudine, ma, forse, con Papa Francesco ha raggiunto la sua definitiva legittimazione. Dalle sue prime parole si è intuita la sua voglia di famigliarità, di intimità con tutti, già alla fine del primo Angelus ha salutato dicendo: “Buon pranzo” tanto che a un sacco di gente deve essere venuta voglia di rispondergli: “Dai Francesco, vieni a farti due spaghetti con noi”.
Ha rifiutato gli appartamenti vaticani per poter stare insieme ad altri esseri umani, chiacchierare a tavola, scambiare opinioni e, perché no, farsi ogni tanto due risate. Con quella tenerezza di Dio ci dice che oggi la leadership poggia su fondamenta femminili. E’ più madre che padre. E non è più tempo di stare di spalle.