Per trovarli è stato necessario spulciare, e non poco, tra gli archivi dei leaks (letteralmente fughe di informazioni) di Anoymous riguardanti l’Italia. Una scoperta fatta quasi per caso, nel mare dei file messi in rete dal collettivo di hacker lo scorso 22 ottobre, sei mesi prima di dare alla luce la corrispondenza privata della deputata grillina Giulia Sarti.
Nel rilascio di file ‘estratti’ dagli archivi della Polizia di Stato (da cui erano emersi sugli organi di stampa soprattutto le corrispondenze riguardanti il movimento No-Tav, e disponibili sul portale Par:Anoia) ci sono finite anche le trascrizioni di alcuni dei ‘pizzini’ trovati nel 2007 in seguito all’arresto del boss di Cosa Nostra Salvatore Lo Piccolo, e del figlio Sandro, avvenuto in una villetta nella periferia del palermitano. Alcuni di questi pizzini necessitavano della ricostruzione della Polizia Scientifica in quanto recuperati nel pozzetto d’ispezione della fossa biologica della villetta in cui erano stati arrestati i Lo Piccolo.
Lo Piccolo ai tempi dell’arresto è ritenuto uno dei capimafia di punta dell’organizzazione criminale siciliana e tra i principali ‘concorrenti’ alla leadership mafiosa del boss trapanese Matteo Messina Denaro, ancora oggi latitante e ricercato numero uno dai reparti investigativi che stanno tentando di fargli terra bruciata attorno.
I pizzini sequestrati nella casa di Salvatore lo Piccolo sono una vera e propria testimonianza dell’esistenza di quella che allora venne definita una “Estorsioni Spa”, coordinata dal boss in persona avvalendosi dell’apporto fondamentale di una rete di estorsori nominati rigorosamente in codice.
Il boss e il figlio furono arrestati il 5 novembre del 2007, mentre nel gennaio 2008 a finire in manette sono stati proprio quei bravi ragazzi chiamati in codice da Lo Piccolo all’interno dei suoi pizzini. L’operazione smascherò infatti quel gruppo dai nomi criptici come Chiù chiù, ciliegia, lupo il lungo, elefantino, Presidente, ciak, scuro, sculuruto, colomba, Spagna, fratellone, mercedes. Una macchina in grado di mettere in ginocchio l’imprenditoria palermitana e gestire anche una ‘colonia’ milanese dedita al traffico di cocaina.
Non ha catturato sicuramente l’attenzione della grande stampa la presenza della trascrizione dei pizzini dei Lo Piccolo nell’archivio di Anonymous, ma meritava una nota di attenzione, anche se ai tempi già buona parte della stampa ne diede conto.