Che fine ha fatto la scuola?

Alzi la mano chi negli ultimi mesi non ha sentito parlare di riforme strutturali, imu, irap, magistratura o di decreti. Dubito che qualcuno stia staccando le dita dal mouse o dalla tastiera; poi m...

Alzi la mano chi negli ultimi mesi non ha sentito parlare di riforme strutturali, imu, irap, magistratura o di decreti. Dubito che qualcuno stia staccando le dita dal mouse o dalla tastiera; poi mi domando se qualcuno abbia più pensato a Michele, bambino autistico, umiliato e maltrattato dalle maestre e dalla bidella in provincia di Vicenza.

http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2013/6-giugno-2013/calci-schiaffi-insulti-disabile-cosi-maestre-umiliavano-2221522623233.shtml

E qui mi fermo, perché penso che quando ho visto il video per la prima volta ho provato una rabbia feroce, della serie che se avessi avuto le maestre davanti ai miei occhi non so come e se avrei ragionato. Mi fermo, perché penso che dopo aver visto il video due tre volte nel giro di qualche ora, all’improvviso, nei giorni seguenti ho continuato a vivere come nulla fosse, impegnato a sentire le stesse cose da troppo tempo, per di più raccontate dalle stesse persone che nei vent’anni precedenti quelle riforme non le hanno mai attuate. Allora cerco di informarmi e scopro che le due donne hanno trascorso due mesi in carcere, a Monticello Veronese, salvo poi ottenere gli arresti domiciliari e risarcire la famiglia del ragazzo con diecimila euro l’una, come se i soldi potessero attenuare le sofferenze di Michele. Poi scopro che le due signore, se cosi possono essere chiamate, hanno inviato una lettera di scuse al ragazzo, dichiarandosi pentite e scusandosi per i gesti compiuti. Riguardo al processo invece leggo che rischiano di essere condannate a cinque anni di reclusione; e qui mi fermo di nuovo. Mi fermo, metto da parte la mia razionalità da studente di giurisprudenza e penso al valore che possono assumere quei cinque anni, alla luce di tutte quelle condanne che suscitano scalpore grazie ai media, da Corona alla sentenza Cucchi. Cinque anni, per un’azione compiuta in uno dei luoghi più sacri, in uno dei luoghi dove si insegna ai bambini a diventare dei cittadini. Luogo in cui le maestre dovrebbero rappresentare l’esempio civico e morale di integrità, il punto di riferimento dei ragazzi che grazie al loro insegnamento, spesso mal retribuito, imparano ad aprire la mente e porsi le prime domande. I genitori, nella scelta della scuola, compiono un’azione che avrà delle conseguenze decisive nel futuro dei ragazzi, perché sperano di trovare un ambiente serio che permetta al proprio figlio di crescere in un luogo diverso dal contesto familiare. All’improvviso invece cosa sta succedendo? La scuola si sta trasformando in un luogo di scontro. Genitori sempre più stressati inveiscono contro gli insegnanti, ritenuti non degni di poter richiamare il figlio quando sta sbagliando; dall’altra parte insegnanti sempre più frustrati a causa di stipendi miseri, posti precari e scarso riconoscimento del proprio lavoro perdono la testa come successo con Michele, ragazzo che tra l’altro doveva essere tutelato in maniera ancora più accurata, non essendo autonomo. La risposta potrebbe derivare dalla mancanza delle istituzioni politiche. In un momento di crisi così forte come quello che stiamo vivendo è naturale concentrarsi nella riduzione della disoccupazione, nel rilancio delle imprese, ma non è possibile trascurare che tali problemi si leghino in maniera chiara anche alla scuola. Scuola che invece andrebbe salvaguardata e vista come luogo dove i ragazzi possano imparare gli errori che la generazione politica attuale sta compiendo per poi non ripeterli.Quanto bello sarebbe sentire le dichiarazioni di un politico sul futuro di Michele e su come risolvere la frustrazione degli insegnanti che, nei casi più disperati, si trasforma in violenza.

Andrea Casini

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