Quando mi hanno riferito la notizia non volevo crederci, pensavo fosse la solita bufala che gira sui social network alla quale abboccano solo i soliti creduloni: troppo surreale per essere vera. Sembrava una battuta degna del Maurizio Crozza più in forma e particolarmente più ispirato.
Documentandomi invece, ho constato sbalordito che era tutto maledettamente reale: è stato creato un sito ad hoc – www.esercitodellaliberta.it – al fine di arruolare militanti “nell’esercito di Silvio”. Nel sito, oltre all’immancabile apologia di mister B., si leggono anche le motivazioni che ne hanno sancito la nascita e ne spiegano le finalità: “una persecuzione giudiziaria senza eguali nella storia” oppure “noi grideremo al mondo che milioni di italiani si riconoscono in lui” e ancora “non lo sconfiggeranno mai perché noi saremo sempre al suo fianco”.
Iscriversi alla tragicomica chiamata alle armi è semplice: basta compilare il modulo, giurare eterno amore all’unto del Signore e dichiarare di volersi arruolare nel suddetto Esercito di Silvio per, testualmente, “difendere il presidente Berlusconi e combattere al suo fianco la Guerra dei Vent’anni”. Ai più fanatici, impavidi e temerari, il buon Silvio riserva anche l’onore di diventare comandante di un intero reggimento territoriale (sic). Una specie di “Ras” di quartiere del nuovo millennio.
Che fosse “cavaliere” lo si sapeva già, ma che addirittura fondasse un redivivo Ordine dei Templari era inimmaginabile, roba da far impallidire e, allo stesso momento esaltare, anche il rasacrociano più integralista.
A breve, Goffredo “Silvio” di Buglione organizzerà delle nuove crociate: Il Santo Sepolcro presto sarà liberato dalla tirannia musulmana (e comunista). Agli ordini del fido scudiero Ghedini, gran capo dell’ Ordine dei Poveri Cavalieri di Silvio e del Tempio di Arcore, gli impavidi crociati marceranno compatti verso la procura di Milano e l’infedele demonio dai capelli rossi non avrà scampo: al grido di “Dio lo vuole” verrà accusata di stregoneria e, come Giovanna d’Arco, arsa viva su una pira di atti giudiziari e nastri di intercettazioni telefoniche. Sarà un’epica “pugna” lunga e sanguinosa, combattuta a colpi di editti ad personam e scudi fiscali; per la nobile causa saranno sacrificate olgettine – più o meno vergini – contee intestate al cognato di Fini o castelli posseduti, ovviamente a sua insaputa, da Scajola; sul campo di battaglia rotoleranno teste di giudici mozzate, corpi di procuratori mutilati, ma alla fine la giustizia terrena trionferà.
“Non nobis Domine, non nobis, sed nomini Tuo da gloriam”
19 Giugno 2013