Più 15 per cento è il ritocco verso l’alto del budget destinato dal governo pakistano alla difesa per il prossimo anno fiscale. Messi da parte un deficit di bilancio dell’8,8 per cento, i problemi con le forniture elettriche che portano a interruzioni di corrente per lunghe ore e l’eventualità che il Paese dei puri possa ricorre al sostegno del Fondo monetario internazionale, i militari di Islamabad hanno comunque visto aumentare i fondi a propri disposizione che saliranno a 6,2 miliardi di dollari.
Il quotidiano Express Tribune lo mette in evidenza: l’aumento delle spese per la difesa è legato ai difficili rapporti con l’arci-rivale indiano. Lo scorso febbraio Nuova Delhi ha aumentato del 21 per cento il proprio bilancio portandolo a 42,7 miliardi. Il governo pakistano non poteva essere da meno. Si ripropone così lo schema descritto a più riprese dal giornalista Ahmed Rashid che ha sottolineato nei suoi articoli e nei suoi libri l’ossessione dei militari di Islamabad per l’India e come il governo civile non riesca a sviluppare una politica estera autonoma e non orientata dall’atteggiamento dell’esercito verso Nuova Delhi.
I rapporti tra governo e militari sono una delle cause dell’attuale situazione pakistana. Un Paese sull’orlo del precipizio, sempre per usare una definizione di Rashid. L’annuncio dell’aumento del bilancio della difesa è arrivato mercoledì quando era trascorsa appena una settimana dall’insediamento del nuovo governo guidato dal premier Nawaz Sharif, vincitore dal voto dello scorso 11 maggio. Una tornata giudicata storica. Il governo uscente era il primo nella storia pakistana a essere riuscito ad arrivare alla scadenza naturale del proprio mandato, senza che intervenisse l’esercito. L’ultimo premier a cadere per l’intervento dei militari fu proprio Sharif nel 1999, nel colpo di Stato ordito da Pervez Musharraf.
Sono passati quattordici anni, il voto di marzo è stato un bell’esempio di democrazia, ma il Paese è ancora segnato dalla violenza settaria e dal terrorismo, frutto anche delle politiche di destabilizzazione fatte da Islamabad in altri Paesi -leggi Afghanistan- che si sono poi ritorte contro. Molti commenti all’aumento del budget per i militari sottolineano che più che per difendere il Pakistan dall’India i fondi saranno destinati a combattere le minacce interne.
Intanto per questo mese è attesa una visita dei rappresentati dell’Fmi. Il governo sembra riluttante a chiedere nell’immediato un salvataggio “impopolare”, ricorda Syed Fazl-e-Haider sull’Asia Times, e preferirebbe tentare con un pacchetto di misure di stimolo all’economia. Posticipare troppo l’intervento dell’Fmi potrebbe però tradursi in un calo di fiducia sulla capacità di ripagare i debiti che già pesano sullo Stato. Come quei 530 milioni di dollari che Islamabad dovrà dare al Fondo monetario entro la fine di giugno.