Certe volte le storie di fantasmi possono avere uno sfondo tutto politico. E le ultime elezioni in Cambogia, tenutesi lo scorso fine settimana, ne sono la dimostrazione. Sarebbero stati almeno un milione – questa è l’accusa dell’opposizione – i nomi “fantasma” tra le liste elettorali. Nomi che hanno contribuito all’ennesimo successo elettorale del primo ministro Hun Sen, in carica da più tempo di tutti i suoi omologhi asiatici e non. “Voglio governare fino a che avrò 74 anni”, ha giurato tempo fa Hun.
Il Cambodia People Party, il partito di governo, si è aggiudicato 68 seggi – 22 in meno rispetto alle scorse elezioni – su 123 conservando così la maggioranza. “Abbiamo vinto le elezioni”, ha detto un portavoce del CPP subito dopo il voto.
Sam Rainsy in campagna elettorale. Foto credits: demotix.com
Ora il Cambodian National Rescue Party, il primo partito d’opposizione, denuncia brogli e chiede giustizia. Le irregolarità sono state rilevate e portate all’attenzione dei media internazionali anche da Human Rights Watch. Phil Robertson, responsabile per l’Asia dell’ong con sede a New York ha dichiarato che “Il comitato elettorale nazionale dovrebbe vergognarsi” a causa dei “livelli straordinari di macchinazioni e abusi” rilevati durante il voto. I risultati ufficiali saranno comunque pubblicati solo a metà agosto.
Oltre al milione di nomi cancellati e sostituiti sulle liste, infatti, ci sarebbero stati altri 200mila “doppioni”. Lo stesso numero di voti che separerebbe i due partiti, senza i quali, denuncia il leder del CNRP, Sam Rainsy, l’opposizione avrebbe vinto. Ci sarebbero stati poi, denunciano sempre dal CNRP, problemi con l’inchiostro usato per certificare il voto avvenuto: sarebbe stato facilmente lavabile.
Forte del suo leader Sam Rainsy, rientrato in patria da un esilio volontario in Francia il 19 luglio scorso, il CNRP ha comunque ridotto lo scarto sulla maggioranza, ottenendo 55 seggi. Qualcuno già paventa l’ipotesi di un accordo di collaborazione tra le due formazioni politiche, prontamente smentita da entrambe le parti.”Non vogliamo fare trattative con il governo”, ha detto l’ex banchiere, in esilio volontario dal 2010 quando fu condannato per aver “truccato” delle mappe che mostravano che il Vietnam stava sottraendo terreni alla Cambogia.
Un accordo del genere sminuirebbe il successo di Rainsy nel risollevare le sorti del suo partito. Secondo il quotidiano thailandese The Nation, il CNRP ha già ottenuto un grande risultato nel portare in equilibrio la situazione politica. E ora deve sfruttare la propria posizione per far valere le proprie posizioni riformiste.
Il partito di Rainsy, però, rimane lontano dall’insidiare il primato quasi trentennale di Hun che, al di là del controllo semi-autoritario esercitato sulla vita politica del paese, rimane “una figura genuinamente popolare”, come ha spiegato all’AFP Carl Theyer, esperto di Cambogia alla New South Wales University in Australia. Molto del successo di Hun Sen deriva dalla propaganda, da lui stesso alimentata, che lo raffigura come liberatore da un’altra torma di fantasmi della storia cambogiana: quella degli khmer rossi.
E oggi il “liberatore” Hun starebbe già pensando alla successione. Secondo il Cambodia Herald, i suoi tre figli, che hanno studiato negli Stati Uniti, sono stati nominati a posizioni di alto livello nel partito e nell’esercito, mentre il più giovane era tra i candidati della tornata elettorale.