Si avrà mai un Datagate anche in Francia? Oggi, giovedì 4 luglio, a 10 giorni dalle celebrazioni della presa della Bastiglia, Le Monde pubblicava un’inchiesta sul sistema di spionaggio di dati della DGSE, i servizi segreti francesi. Tutte le comunicazioni digitali scambiate in Francia e tra la Francia e l’estero sono quotidianamente registrate: mail, social network, telefonia fissa e mobile… Il tutto viene conservato in un data center in Boulevard Mortier, sede dei servizi a Parigi, dove dei potenti mezzi ficcanaso, tra cui un supercalcolatore per il data mining, analizzano e filtrano il flusso d’informazioni.
Stando all’inchiesta di Jacques Follorou e Franck Johannès, il sistema, molto simile al Prism della NSA americana, si avvale di posizioni d’ascolto sparse in tutta la Francia ma anche nei territori d’oltre mare (nelle regioni dei Caraibi e del Pacifico dove la Francia ha i cosiddetti DOM-TOM) e di satelliti spia. Il tutto sarebbe perfettamente illegale, secondo la Commission Nationale de l’Informatique et des Libertés. Tuttavia c’è una sottigliezza: la legge francese non ha mai toccato la possibilità di uno stoccaggio massiccio di dati da parte dei servizi segreti. Contrariamente al caso americano, in Francia, il sistema ufficialmente non esiste. Il che permette una sorta di autorizzazione virtuale, dove, secondo un ex-agente contattato da Le Monde, i servizi agirebbero in modo a-legale più che illegale approfittando della mancanza di regolamentazione.
Non è di certo una gran sorpresa: come non sospettare che i servizi segreti, non solo americani, controllino le nostre comunicazioni digitali? Ci sono comunque almeno due aspetti interessanti. Innanzitutto la DGSE, non solo controlla, ma conserva e registra tutte le comunicazioni. Può dunque recuperare informazioni che ci riguardano di diversi anni fa. L’obiettivo, naturalmente, è la sicurezza contro il terrorismo, ma il risultato, di fatto, è la creazione di un immenso database che riguarda la vita di tutti i privati cittadini. In secondo luogo, (vedi The Net Delusion di Evgeny Morozov), ancora una volta, si conferma il lato accentratore del digitale, il controllo e la sorveglianza ben più della libertà e della trasparenza. Dagli anni del “tecno-entusiasmo” si dovrà presto passare a una sua ragionata e approfondita critica su basi politiche.
L’infografica di Le Monde: