“Pensavano di farci stare zitti con i proiettili, ma hanno fallito”. Con queste parole, Malala Yousafzai ha emozionato un’intera platea di giovani riuniti ieri alle Nazioni unite. Nel giorno del suo sedicesimo compleanno, la giovane attivista pakistana ha richiamato l’attenzione dei presenti sui diritti dei bambini e delle donne. E soprattutto ha riaffermato l’importanza dell’educazione.”Gli estremisti hanno paura di penne e libri”.
Una battaglia, quella per il diritto all’istruzione dei giovani, in particolare delle donne pakistane – “coloro che soffrono di più”- che ha fatto di Malala un’eroina. Cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica globale sul tema del diritto alla scuola per i milioni di bambini dei paesi in via di sviluppo, Malala ha presentato alle Nazioni unite una petizione firmata da 3 milioni di persone.
Malala Yousafzai ieri alle Nazioni Unite. Foto credits: jewishjournal.com
Secondo i dati contenuti nell’ultimo rapporto Unesco e Save the Children sull’educazione, 28,5 milioni di bambini nel mondo non hanno accesso all’educazione primaria. Il 95 per cento di loro vive nei Paesi a reddito basso o medio-basso, in particolare nell’Africa subsahariana, in Asia meridionale e occidentale e in Medioriente. Una situazione ancora più insostenibile se si pensa che di questi più della metà è di sesso femminile.
Eppure, proprio in queste aree si concentra la popolazione con l’età media più bassa a livello mondiale. Se ci i giovani avessero maggiore accesso all’istruzione di ogni grado, nascerebbe, usando le parole di Gordon Brown, responsabile Onu per l’istruzione ed ex premier britannico, una nuova “superpotenza”.
Un’auspicio che Malala ha fatto proprio. “I terroristi – ha spiegato la giovane, nominata tra i global thinkers asiatici del 2012 di Foreign Policy – hanno pensato che avrebbero cambiato i miei obiettivi e avrebbero fermato le mie ambizioni. Ma niente è cambiato nella mia vita, a parte questo: la debolezza, la paura e lo sconforto sono morti. Forza, potere e coraggio sono rinati”.
A ottobre dell’anno scorso Malala sopravvisse a un tentativo di omicidio per mano dei talebani nel nord del Pakistan. Un gruppo armato bloccò lo scuolabus su cui viaggiava assieme ad altre compagne e sparò contro la ragazza, colpevole agli occhi dei miliziani di aver raccontato su un blog della Bbc la vita sotto il potere talebano nella valle di Swat tra il 2007 e il 2009. Per essere curata alle ferite alla testa, fu trasferita nel Regno Unito, dove vive tutt’oggi insieme alla sua famiglia. Quella di ieri è stata la sua prima apparizione pubblica dopo essere stata dimessa dall’ospedale.
Ma Malala Yousafzai, che ieri indossava, riporta il quotidiano pakistano Dawn, un velo appartenente a Benazir Buttho, ex premier pakistana assassinata nel 2007, non cerca “vendetta personale”. Anzi, vuole che anche i figli e le figlie degli estremisti abbiano accesso all’istruzione. Perché “Un bambino, un insegnante, una penna e un libro possono cambiare il mondo. L’istruzione è l’unica soluzione. Prima viene l’istruzione”.