Primo motivo: il PD di democratico ha solo il nome
In questi giorni, il partito sta mostrando quanto continui incessantemente a essere una revisione del PCI in versione 2.0: D’Alema e Bersani si riavvicinano dopo mesi di gelo e assenza di rapporti (quando, è bene ricordare, Bersani è stato il candidato di D’Alema da 3 anni a questa parte,con l’elezione a segretario nel 2009); Enrico Rossi, governatore della Toscana, sostiene che del partito se ne debba occupare qualcuno a tempo pieno (mentre Renzi a suo avviso penserebbe solamente al Paese); Stefano Fassina, nonostante sia vice Ministro all’economia, appare a intermittenza un po’ come la Madonna di Lourdes (con tutto il rispetto verso la Madonna di Lourdes) e lo si sente citare solo quando mette sul piatto l’ipotesi di una sua candidatura a guidare il PD.
Il tutto, per cercare di fare un fronte comune contro Renzi.
Secondo motivo: se vuoi conquistare un partito di sinistra devi apparire abbastanza di sinistra
Se Renzi fosse a capo di una coalizione di centro-sinistra, potrebbe azzardare proposte di stampo più liberale, orientate a privatizzazioni intelligenti (vedi quella di ATAF, l’azienda di trasporto a Firenze) e a dismissioni del patrimonio pubblico per diminuire il debito pubblico e i conseguenti interessi che paghiamo ogni anno (signori, stiamo parlando di 80 miliardi di euro, qualcosa come 20 volte l’IMU!). Se decidesse di conquistare un partito in cui vi sono segretari provinciali e regionali cresciuti nella FGCI (la Federazione Giovanile Comunista Italiana), allora dovrebbe virare troppo a sinistra per far convivere anime molto diverse tra loro.
Ciò che piace di Renzi è la sua libertà di dire quello che pensa, senza temere di calpestare piedi o non piacere a qualche dirigente. Essendo a capo di una formazione come il PCI 2.0 dovrebbe cercare se non di mediare tra le varie voci, quantomeno di limitare le “sparate” a cui ci ha abituato negli ultimi mesi. Col rischio di perdere quell’appeal di cui gode, specie tra elettori storicamente non di centro-sinistra.
Terzo motivo: l’Inghilterra non è l’Italia
O meglio, l’Italia non è l’Inghilterra. Da noi, alle primarie vengono portate a votare schiere di immigrati che poi alle elezioni nazionali non potranno esprimere la propria preferenza (vedi Roma); da noi, segretari cittadini fanno infiltrare elettori di altre formazioni politiche per ottenere il risultato desiderato (vedi Napoli); da noi, vengono cacciati fisicamente elettori dai seggi (vedi tutta Italia).
Ispirarsi a Blair e alla sua conquista dall’interno del partito laburista mi pare una storpiatura, perchè non tiene in considerazione di quanto in Italia certe persone siano disposte a tutto pur di difendere la loro posizione (a partire dal cambio delle regole mentre la partita è iniziata o, peggio ancora, volge al termine).
Renzi dovrebbe essere il candidato della coalizione di centro-sinistra. Non perché lo dice D’Alema. Non perché lo dicono i vari luminari del PD. Ma perché, altrimenti, rischierebbe una corrosione di quello spirito tanto innovatore quanto libero che ha mostrato fino ad oggi.
Francesco Villa twitter: @frav89