Si è divertito in questi mesi, in queste settimane, come solo lui sa fare. Si è divertito talmente tanto che ha lasciato intendere ad addetti ai lavori e non che sarebbe stato il big sponsor di Matteo Renzi. Al punto che lo ha incontrato diverse volte, recandosi pure a Palazzo Vecchio. È questo Massimo D’Alema, ribattezzato il lìder maximo del Pd, la testa pensante, al quale sono attribuiti gli errori della sinistra italiana negli ultimi trent’anni.
E “Massimo” ha anticipato tutto lo stato maggiore dei democratici. «Matteo Renzi è indubbiamente intelligente. Mi ha incuriosito, volevo conoscerlo, scoprire che genere di libri legge uno così». Stima e un po’ pizzico di sarcasmo nelle parole dell’ex premier. È così D’Alema, depista gli avversari interni, lascia intendere, intuisce, ma poi si sfila: «Per la segreteria niente affatto io immagino Gianni Cuperlo. Semmai per la premiership del centrosinistra….».
Così quando la maggior parte dei democrat di alto grado sale sul carro del «giovanotto» di Firenze, da Franceschini a Fioroni, passando per i sindaci di mezza Italia, D’Alema resta in silenzio, continua a sostenere lealmente il prodotto della sua scuola, Gianni Cuperlo, e tenta di ricompattare gli ex Ds, provando (addirittura) a ricucire con Pier Luigi Bersani. Del resto l’ex Presidente del Consiglio è un osso duro, a lui piacciono le sfide «impossibili» e avrebbe avvertito così il primo cittadino di Firenze: «Ricordati che io non ho mai perso un congresso».
Twitter: @GiuseppeFalci