Altro Che SportL’Italia del rugby gioca 70 minuti. La Francia 80, e vince

      La Nazionale italiana di rugby ha giocato 70 minuti con la Francia, domenica scorsa 9 febbraio, e in quel periodo ha vinto 10-9. Peccato che le partite di rugby durino 80 minuti: i francesi l...

La Nazionale italiana di rugby ha giocato 70 minuti con la Francia, domenica scorsa 9 febbraio, e in quel periodo ha vinto 10-9. Peccato che le partite di rugby durino 80 minuti: i francesi li hanno giocati tutti e hanno vinto 30-10.

Ma quando gli azzurri sono stati in campo, il loro gioco è stato almeno alla pari con quello avversario e anzi, nella fase di mischia, addirittura superiore: 6 mischie vinte a 0 quando a introdurre la palla sono stati i nostri, 2 vinte e 3 perse quando a introdurre sono stati i francesi. E questo dato (pubblicato con il referto della partita da la Gazzetta dello Sport del 10 febbraio) è da notare perché significa che la squadra ha lavorato per adattarsi alle regole di ingaggio introdotte nel 2013, e che nelle partite autunnali non erano state ben digerite (ne ho parlato qui in AltroCheSport lo scorso 19 novembre).

Adesso i problemi sembrano risolti.

La partita con la Francia si è disputata a Parigi, ed era valida per la 2ª giornata del Torneo delle 6 nazioni. I francesi hanno cominciato a vincerla, sotto l’aspetto del punteggio, nel 1° tempo, quando hanno chiuso in vantaggio 9-3. Ma quei punti erano venuti soltanto su calci piazzati, e grazie a una maggior precisione dello specialista Jean-Marc Doussain (3 segnati su 5 tentati) rispetto agli azzurri Gonzalo Garcia e Tommaso Allan, che insieme avevano tentato 4 calci segnandone soltanto 1 (Allan).

Ma dal punto di vista del gioco nessuna delle due squadre aveva chiaramente prevalso. Né dal punto di vista della predominanza tattica né dell’energia necessaria a costruire azioni da meta.

L’orrore per i nostri si è verificato al ritorno in campo per il secondo tempo. In 11 minuti, mentre gli azzurri ancora tentavano di riprendere il ritmo, i francesi hanno segnato 3 mete con Louis Picamoles, Wesley Fofana e Hugo Bonneval, tutte realizzate da Doussain. Il risultato è diventato 30-3 per loro, e la partita poteva dirsi finita.

Cioè, no.

In quel momento gli azzurri hanno ripreso coscienza e hanno fatto tutto loro. Hanno vinto il possesso palla, 58% contro il 42% avversario; hanno occupato stabilmente la metà campo d’attacco; 61% contro il 39% avversario; addirittura hanno prevalso nelle touche (11-0 su nostra introduzione, 2-12 su introduzione francese, cioè in totale 13-12 per noi) cosa che praticamente non era mai successa nella storia.

Il risultato finale di tale furia agonistica è stata la meta di Tommaso Iannone, segnata a 2 minuti dalla fine e realizzata da Luciano Orquera – sintomo del fatto che gli italiani ne avevano ancora mentre i francesi si trascinavano verso la fine.

Il risultato finale, però, è stato 30-10 per la Francia.

Ancora una volta.

Il divario è sempre minore, e per certi versi la nazionale italiana prevale. Però il rugby francese ha tradizione, forza economica, numero di praticanti… tradizione, soprattutto. I giocatori transalpini ne hanno viste molte di più, giocate molte di più ad alto livello. Gli azzurri sono sulla strada per raggiungerli, ma manca loro ancora qualche passo.

Per il momento.

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