Francois Hollande si è fatto fuori da solo dalla corsa all’Eliseo, eppure, stando ai risultati del primo turno delle primarie del Partito socialista, gli effetti del suo quinquennato disastroso si sono visti lo stesso: affluenza deludente alle urne – molto meno entusiasmante rispetto alla mobilitazione degli elettori conservatori di qualche mese fa – e immancabile colpo di scena. Contro ogni previsione, infatti, il preferito degli elettori è stato Benoît Hamon (36%), “ala sinistra” del partito e “ribelle” (frondeur) reo di aver lasciato il ministero dell’Istruzione per incompatibilità con Hollande, mentre il Primo ministro uscente Manuel Valls, favorito nei sondaggi – sempre meno attendibili, tra l’altro – si è piazzato al secondo posto con il 31% dei voti.
Altro che “forza tranquilla” di mitterandiana memoria, altro che “Presidente normale” – carta da visita con cui Hollande si era fatto eleggere nel 2012. Visti i tempi che corrono – lo strapotere del mondo della finanza, il disastro ecologico, la crisi del lavoro, l’aumento delle disuguaglianze -, c’è bisogno di qualcuno che abbia le idee chiare e che sappia incarnare – almeno sulla carta – i principi della sinistra. Quella vera. Così, laddove Valls è uomo di Governo, di autorità e di slogan vuoti, Hamon mastica un linguaggio di opposizione, più concreto, più vicino alla gente (una storia già sentita, ma comunque efficace), più attento al sociale, ai problemi legati al mondo del lavoro e dell’ecologia, temi che sono da sempre i punti forti del suo programma e di quello di Arnaud Montebourg, anche lui candidato alle primarie e beneficiario di un deludente (ma comunque consistente) terzo posto con il 17% dei suffragi, anche lui frondeur anti-Hollande. La loro formula, insomma, sembra essere quella che funziona, l’unica in grado di distingursi dal coro di queste primarie, in cui non pochi hanno visto il trionfo della società dello spettacolo e nient’altro che un balletto mediatico di rara incosistenza.
Tra una settimana, quindi, si andrà al ballottaggio e gli elettori potranno tornare alle urne per scegliere il candidato che rappresenterà la Sinistra alle prossime Presidenziali. O meglio, una delle tante sinistre. Sì, perché i francesi avranno l’imbarazzo della scelta: oltre al candidato “socialista”, infatti, ci sarà la destra della sinistra, ovvero l’enfant terrible Emmanuel Macron (ammesso che non decida di rientrare nei ranghi), la sinistra della sinistra (cioè il Front de gauche capitanato da Jean-Luc Mélenchon) e la sinistra della sinistra della sinistra, ovvero il Nuovo Partito Anticapitalista di Philippe Poutou (ammesso che riesca a raccogliere le firme necessarie per la candidatura). Un menu talmente ricco da farci rischiare l’indigestione.