Sto ascoltando il grido di protesta del cosiddetto “Gruppo spontaneo per la libera scelta” che sta facendo un Sit-In in Senato contro il decreto vaccini. La voce della intervistata proferisce frasi del tipo “mi sono informata, ho fatto le mie ricerche e nutro molti dubbi…” oppure “la medicina e la scienza devono porsi il dubbio, non può sperimentare…”.
Ecco, si tocca con mano la tragicità del tempo presente. Si è oltrepassata quella linea di confine tra individuale e collettivo per andare verso il territorio del relativismo clinico che a mio avviso appare inquietante. Fin quando eravamo tutti allenatori della nazionale prima-durante-dopo la partita degli azzurri andava bene e divertiva ; e tutte le volte che quotidianamente abbiamo la ricetta per risolvere i mali economici del paese e siamo tutti presidenti del consiglio e passi ancora. Potremmo continuare su come assumiamo ruoli tanti quanti sono gli accessi alle libere opinioni al bar o sui social. Ma con la vicenda dei vaccini si vorrebbe addirittura sostituire un paradigma rimasto inalterato nei secoli: quel rapporto fiduciario tra le persone e la medicina, quella delega di affidamento nella maggioranza dei casi ben riposta. Nessuno si è mai sognato (e spero mai si sognerà) di farsi operare dall’elettricista oppure portare le analisi del sangue alla mostra d’asilo. Abbiamo faticato – trovando finalmente un’armonia – nel distinguere ratio et fides, l’ordine della fede e quello della ragione, e costruire sulla positività delle scienze e in particolare della medicina norme generali e universali di convivenza.
Fino al ’99 esisteva l’obbligatorietà e nessuno li metteva in dubbio”. Ora vengono reinseriti “per la mancanza di politiche attive in tutti questi anni e nella popolazione è venuta meno la percezione del rischio”.
La libera scelta – piaccia o no – non è sconfinata e chi lo crede è pregato di andare a vivere in Antartico o comunque il più lontano possibile da una comunità civile. Una società si costruisce sulla “concertazione” fra diritti dei singoli e diritti collettivi proprio per abbassare il tasso di conflitto fra i cittadini. Inutile andarsi a studiare su internet la medicina e sparare in televisione appelli alla libertà di genitori. Ci sarebbero migliaia di altri genitori che potrebbero dire il contrario. E questo vale per tante altre questioni sul fine vita, sulla vita nascente e tante altre delicate situazioni eticamente sensibili.
Esiste un’etica con regole comuni a cui attenersi, una morale civile condivisa e circoscritta che nel caso dei vaccini impone alla comunità nazionale di evitare una prfilassi sotto la soglia del 90%, un dato che sconcerta e allarma anche a livello internazionale. Timore ingiustificato e non più tollerabile non fosse altro che a causarlo sono le bufale non dimostrabili e diffuse da sedicenti virologi neo-web-laureati con qualche pagina di google.
Poniamo fine a questa storia, precisando che in medicina sono sempre esistite e previste le controindicazioni, gli effetti collaterali e possibili reazioni avverse. Sono situazioni che hanno le loro percentuali ma – per converso – non paragonabili ai benefici sulla maggioranza della popolazione. Oltretutto ogni medicina o vaccino è sottoposto a protocolli di sperimentazione e non lo avremmo disponibile se non avesse questi crismi di efficacia. Pertanto queste regole rimarranno – che piaccia agli anti-vax o no – tali per la salute “pubblica” nel cui aggettivo è inglobato il concetto di “privato” e non il contrario per cui i desiderata dei genitori non consente a questi di decidere della salute altrui.
Ecco che suo malgrado, il Parlamento si ritrova nella condizione di dover mettere per iscritto. Perché siamo sotto la soglia di sicurezza, come ha ricordato l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Perché siamo nell’epoca delle fake-news e delle bolle informative della Rete che alimentano paure umanamente comprensibili, ma che non hanno alcun riscontro provato dal punto di vista medico e scientifico.
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