Marta ed io siamo nello stesso ufficio da 10 anni. Non si può dire che siamo amiche però, io e Marta, ci conosciamo abbastanza bene ormai.
Stamattina dopo qualche giorno di “silenzio stampa” siamo andate a berci un caffè al bar insieme.
Marta ha la mia età e ha un figlio, il secondo non lo fa perché dovrebbe cambiare casa, quella in cui vive e su cui paga il mutuo è piccola e nella stanza di suo figlio il letto a castello non entra. E poi con due figli sua mamma, che la aiuta il pomeriggio, non ce la farebbe.
Marta è la seconda di tre fratelli, il nonno era proprietario di una pasticceria a San Lorenzo, il padre ingegnere e la mamma maestra. Da piccoli facevano delle bellissime vacanze estive e spesso anche un viaggio a natale. I nonni avevano anche una seconda casa in Calabria.
La pasticceria ha chiuso una decina di anni fa; per via delle tasse, del quartiere che è molto peggiorato e della posizione che da felice è diventata infelice. I genitori di Marta la aiutano quando possono, ma anche il loro tenore di vita è molto cambiato negli ultimi anni.
Marta mi dice spesso che il passaggio da “felici” a “occhio alle spese” è una cosa che all’inzio non percepisci, si insinua lentamente. E nel giro di 10 anni sei passato dal chiederti dove andare in vacanza al “ce la faremo a farci una vacanza?”
Marta è la nipote di un pasticcere che ha lavorato sodo tanto da consentire al figlio di diventare un ingegnere.
Poi è stato il turno di Marta che è salita sull’ascensore sociale, ha spinto il bottone e si è accorta che l’ascensore andava in discesa. Dentro, suo nonno che non si gode la pensione, suo padre che arranca e lei con un figlio e una casa piccola piccola su cui paga il mutuo.
Marta, viene in ufficio in macchina che non è sua, è in affitto, così può scaricare un pò del costo dalle tasse, perché ovviamente Marta è una partita IVA. Qualcuno direbbe che è un’ auto in sharing che fa tanto fico nella nuova economia mondiale dove tutto è in affitto e niente è proprio (perché nessuno può più comprare, non perché è fico affittare tutto).
Invece la macchina è semplicemente a rate (ma rate di affitto, no di acquisto). Il padre di suo figlio invece, avendo l’ufficio più vicino ci va in bici e non perché è ecologista…
Marta nelle giornate no, quando magari ha dormito poco, si alza, porta il figlio a scuola si immerge nel traffico ed è circondata da strade distrutte, palazzi crepati, immondizia, è la strada che la porta qui in ufficio, la stessa che faccio io. E’ brutta davvero. Ma a Marta, giustamente, dà ancora più ai nervi che a me.
Marta fa il mio stesso lavoro, abbiamo anche qualche amica in comune, ha frequentato il mio stesso liceo. Potrei dire che Marta è un po’ come me.
Marta ed io non siamo amiche ma ci conosciamo da tanti anni, da quando Marta non faceva i conti per arrivare a fine mese e veniva ogni tanto in ufficio con paio di scarpe nuove. E’ tanto che non la vedo con scarpe nuove.
A volte penso a Marta e alle tante Marte che conosco, che certo hanno un tetto sulla testa e un pasto caldo, ma anche occhiaie sul viso, e degrado che li circonda, e conti da pagare e pochi svaghi oltre alle ore felici con un solo figlio e mi immagino le loro facce quando magari ogni tanto hanno la forza di ascoltare o leggere qualcosa di politica.
Abbiamo preso il caffè in silenzio stamattina, poi lei mi ha guardato, ha alzato le spalle e mi ha detto: “Non ho niente da perdere, vivo arrancando”. Ho pagato il caffé, perché era il mio turno, e ho annuito.
Marta ha votato cinque stelle domenica, io no. Però forse ha ragione Marta, io sono solo (temporaneamente) sulla riva più fertile del fiume.