Alla luce dei fatti ormai il processo, che si sta verificando sotto gli occhi di tutti da qualche anno a questa parte, è la frammentazione dell’Unione Europea in più particolarismi che difendono a denti stretti i vari interessi nazionali, fra i quali il più influente è senz’altro l’asse franco-tedesco, che sta diventando il vero e proprio fulcro attorno al quale si giocano i destini dell’intero continente.
L’ultimo segno tangibile di tale orientamento è l’accordo fra la cancelliera tedesca Merkel ed il presidente francese Macron che, a seguito dell’incontro bilaterale presso il Castello di Meseberg (60 chilometri circa a nord di Berlino) di pochi giorni fa, hanno trattato una svariata serie di tematiche politiche di interesse europeo, trovando un accordo per una linea comune.
Uno dei temi più delicati su cui Francia e Germania hanno raggiunto un’intesa è quello relativo alle condizioni generali delle banche europee, che, se dovesse essere recepito all’interno delle istituzioni europee per come è stato ipotizzato da Merkel e Macron, costituirebbe una vera e propria iattura per le banche italiane, facendola nel contempo passare liscia alle banche franco-tedesche che, sotto certi punti di vista, sono molto più “inguaiate” che le nostre.
Vediamo, dunque, che cosa hanno partorito i due eminenti summenzionati politici.
Ormai è stranoto che il problema principale del sistema bancario italiano è sicuramente la “zavorra” del credito deteriorato, la quale produce un altissimo assorbimento di capitale (con necessità di alte e costose ricapitalizzazioni) e, parimenti, una riduzione dell’offerta creditizia (il famoso “credit crunch“), che tanti problemi porta al sistema economico nazionale.
Fortunatamente, peraltro, le nostre banche sono in gran parte esenti da un problema che, invece, rappresenta un rischio formidabile per nazioni come Francia e Germania: i titoli illiquidi/tossici detenuti dalle banche.
Un po’ per storia ed un po’ per vocazione le banche italiane, infatti, si sono riempite le tasche (pardon, le casse) di titoli statali piuttosto sicuri (specialmente italiani, ma non solo), piuttosto che “speculare” su altri titoli, dai rendimenti magari più interessanti, ma con profili di rischio sicuramente molto più elevati.
Senza entrare nello specifico di argomentazioni più tecniche, che interesserebbero poco il nostro lettore medio, basterà qui di seguito semplicemente dire che di titoli illiquidi, se non addirittura “tossici” (ad altissimo rischio), sono pieni i portafogli delle banche tedesche (in primis Deutsche Bank, ma non solo) e francesi (Bnp Paribas e Societe Generale, tanto per fare due nomi conosciuti, sono i “campioni transalpini” in materia).
Nel grafico sottostante è riportato una ricostruzione operata da MilanoFinanza sulla distribuzione di titoli illiquidi in Europa, dove si può ben vedere che Francia e Germania detengono da sole circa il 75% dello stock di tutto il portafoglio continentale.
Di tale problema sono ben consapevoli i nostri partners europei tanto che più volte la stessa Banca Centrale Europea per bocca di Draghi ha richiamato negli ultimi tempi le banche continentali a politiche finanziarie improntate alla sana e prudente gestione.
Alla luce di tutto quanto sopra, in cosa consiste, dunque, la palese fregatura per l’Italia nell’intesa franco-tedesca di Meseberg?
Traduciamolo in parole povere, a favore di tutti i nostri lettori, nella maniera seguente:
Francia e Germania in buona sostanza ci bacchettano severamente per la politica dissennata dalle nostre banche in materia di credito, “dettandoci” al contempo una scaletta tecnica (obiettivo di riduzione dei crediti deteriorati lordi al 5%, dato che attualmente è più del doppio per il sistema bancario italiano) per fare rientrare gli istituti di crediti entro paletti piuttosto stretti.
Ciò determinerebbe non pochi problemi in termini di ricapitalizzazioni ovvero (anche) di possibili fallimenti ed acquisti di banche a prezzi di saldo, ma – d’altronde! – non è forse la francese Credit Agricole che si è comprata a prezzo simbolico 3 casse di risparmio italiane virtualmente fallite, prima che le liquidassero?!?
Chi non vede uno specifico “disegno politico” dietro a tali manovre?!?
Tutto sommato, peraltro, siccome il guaio lo hanno creato le banche italiane, l’analisi del duo Merkel-Macron è ineccepibile o – meglio! – sarebbe ineccepibile, se non si fossero “scordati” (involontariamente, ne siamo sicuri!!) di un piccolissimo particolare:
le virtuosissime Francia e Germania, dispensatrici di pagelle e saggi consigli, “si dimenticano”, infatti, completamente di auto-bacchettarsi per i titoli illiquidi/tossici detenuti dalle proprie banche e – anzi! – fanno decisamente finta di niente, nulla dicendo su come e quando disinnescare tale vera e propria “bomba ad orologeria”, che potrebbe travolgere l’intero sistema bancario continentale e non solo.
Stando così le cose, suggeriremmo allora ai partners francesi e tedeschi di correggere questa dimenticanza, così facendo:
saranno autorizzati a mettere nero su bianco metodologie su come fare a risanare le banche italiane (alle prese con ingenti crediti deteriorati) quando essi per primi saranno disposti a fare auto-critica ed a sentire la ricetta su come cercare (perché non è detto che sia possibile!) di risanare le banche tedesche e francesi piene zeppe di titoli illiquidi, se non addirittura tossici.
Affare fatto?!?
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