Il fascino inossidabile di Renata Adler
Stasera voglio dedicare qualche minuto (pubblicherò nelle prossime settimane una recensione a Mai ci eravamo annoiati) a Renata Adler, giornalista, scrittrice americana dalla personalità travolgente, una donna che ha fatto la storia del giornalismo americano.
Qualcosa su di lei:
Nel 1965 si è opposta alla pubblicazione dei reportage di Truman Capote che poi sarebbero confluiti in A sangue freddo e prima di allora aveva insistito per aggiungere un commento critico agli interventi di Hannah Arendt, cosa che l’ha portata a un confronto diretto e allo sviluppo di una sincera e duratura amicizia.
E’ stata assunta al New Yorker negli anni sessanta e appena arrivata le dissero:
“Con le tue qualifiche potresti fare il fact checker, ma c’è un problema: non abbiamo fact checker donne, il suo primo reportage lo scrisse sui fatti di SELMA “Letter from Selma” raccontando la marcia pacifica per i diritti civili:
“Era il mio primo incarico importante e mi sono presentata a Selma in tacchi alti, guanti e cappotto. Capirai: non è il massimo della comodità per marciare. Oltretutto, vestita così mi hanno preso per un’agitatrice e non mi facevano dormire in nessun albergo sul tragitto della marcia. Ho dovuto dormire nelle tende con i manifestanti, cosa che alla lunga è stata molto più utile.
Per il TIMES tra 1968 e il 1969 sul Times escono le recensioni cinematografiche che poi sarebbero state raccolte in A Year in the Dark.
La sua è sempre stata una “voce dubitativa” che l’ha fatta amare e odiare allo stesso tempo tanto che fu annoverata tra i dieci newyorchesi più litigiosi da Spy nel 1989.
Oggi Renata Adler ha 82 anni e di donne come lei oramai ne son rimaste pochissime.