E se la Moratti avesse perso al parcheggio?

E se la Moratti avesse perso al parcheggio?

Qualche giorno fa Giuliano Pisapia è arrivato in piazzale Lavater. Ha stretto mani a chi giocava a carte. Ha persino dovuto giocare a bocce. E ha promesso che se al ballottaggio vincerà lui, il parcheggio sotterraneo tanto contestato dai residenti non si farà. A chi chiedeva – forse un “agente provocatore” – quale fosse il suo piano più generale per il problema del traffico e dei parcheggi, non ha risposto, rinviando «alle due pagine sul sito». I suoi uomini hanno aggiunto: «Potenzieremo i mezzi pubblici di modo che sempre meno persone debbano arrivare in centro in auto». Vasto programma.
Alle finestre attorno pendevano ovunque cartelli e lenzuola con scritte dure contro la Moratti: «Sindaco hai tradito. Non ti voto più!», e simili. E anche qualche insegna in milanese «Giò i man dal Lavater». Tra chi lo seguiva e applaudiva, oltre al «popolo arancione» dei suoi sostenitori e a molti residenti, c’era anche qualche simpatizzante di Beppe Grillo (riconoscibile dalla spilla con le Cinque Stelle). Loro sul no ai parcheggi sotterranei hanno molto battutto in campagna elettorale. E, se prudentemente gestito, il tema potrebbe spostare qualche voto grillino sul candidato di centrosinistra, al ballottaggio.

Quello di piazzale Lavater è solo l’ultimo dei tanti parcheggi sotterranei (furono circa 200 quelli approvati da Albertini nel suo Piano quando era Commissario per l’Emergenza Traffico a Milano, durante il primo mandato da sindaco) che tra ritardi, lavori infiniti, rincari fino all’80 per cento dei box rispetto al prezzo di partenza, hanno costituito un discreto grumo di insoddisfazioni e lamentele nei confronti del centrodestra al governo della città.

Veronica Dini è un avvocato specializzato in diritto urbanistico. Difende o ha difeso gran parte dei comitati antibox sorti in città e anche molti cittadini a cui il parcheggio sotterraneo, per un motivo o per l’altro, è andato di traverso.
«La nuova Direzione parcheggi – spiega – da un paio di anni a questa parte ha un po’ raddrizzato le storture del passato. Ma quel passato è troppo pesante e continua a incidere. C’è stata una lunga fase in cui si firmavano convenzioni del tutto a favore delle ditte e a sfavore del Comune, che non poteva cambiare nemmeno una clausola senza dover pagare multe salatissime. L’esempio più lampante è la Darsena dove, dopo il nulla di fatto, l’amministrazione ha persino perduto il contenzioso alla Corte dei Conti. Gli esempi sono decine e decine. In Piazza Novelli il parcheggio doveva essere finito a gennaio dell’anno scorso. Siamo ancora ben lontani. Piazza XXV Aprile, in fondo a Corso Como, è ormai un caso storico. In Via Bacchiglione-Via Scheiwiller, zona Corvetto, i lavori si sono conclusi ma con aumenti del 50%. E questo è l’aspetto fondamentale di molte vicende, oltre ai ritardi incredibili (in via Cavalcanti una struttura approvata da Albertini non è ancora stata iniziata, e così altrove). Il Comune aveva accettato delle convenzioni a prezzo modificabile “per cause impreviste e imprevedibili”. Il problema è che tutto e di più è stato fatto passare “per imprevisto e imprevedibile”, e la cosa è stata sempre avallata da Palazzo Marino. Per esempio, si trovava la falda. Imprevisto e imprevedibile! Ma non si dovrebbe sapere prima degli scavi a che altezza è la falda? Non si dovrebbero fare dei sondaggi di controllo? Spesso poi è stato fatto passare per imprevisto e imprevedibile il fatto che i palazzi circostanti non danno il permesso di aggrappare i tiranti (una tecnica economica che però ha dato problemi di crepe e lesioni). Adesso le ditte devono presentare questi permessi dei condomìni all’inizio. Prima no. E, come detto, il passato continua a pesare. Quasi tutte queste storie sono finite in tribunale con procedimenti penali (Sant’Ambrogio) o civili, con tutto quello che ciò comporta, in Italia, in termini di tempi e di spese».

La storia di Piazzale Lavater è un po’ diversa. Parte da lontano, ma la delibera del comune è arrivata solo nel febbraio scorso, quando i residenti credevano quasi di averla scampata. Marco Pascucci rappresenta il comitato no box. «Abbiamo scoperto, nel 2005, a sorpresa» racconta, «che il consiglio di zona aveva approvato la costruzione di un parcheggio in piazza Lavater. E questo è l’elemento chiave. Non è possibile che certe decisioni vengano prese senza che i cittadini interessati ne sappiano niente. A volte si ironizza sulla presenza di 200-220 comitati presenti a Milano. Ma il motivo c’è. È la ormai cronica mancanza di reale rappresentatività della politica. Se no, non nascerebbero. Fare i comitati non è divertente. È un impegno. Anzi, una vera rottura di palle».
«Abbiamo scritto decine di rapporti, altrettante diffide a Comune e Vigili del Fuoco. Ogni volta che facevamo rilievi, il Comune reagiva chiedendo nuove specifiche alla ditta appaltatrice, la Comer di Sondrio. Per esempio, il progetto prevede di scavare vicino a tutte le piante (una ventina di grandi alberi quasi secolari). Abbiamo bloccato tutto perché era stato chiesto il parere della Forestale solo su quattro alberi. E poi abbiamo impugnato il non rispetto di quanto stabilito dalla Forestale stessa. È vero che ha stabilito che non si può scavare fino a due metri e mezzo dal fusto e la ditta scava, da progetto, a tre. Ma la forestale sostiene pure che debbano essere preservate tutte le radici superiori a tre centimetri di diametro, scavando a mano per la ricognizione. Mentre quelli, ovviamente, arriverebbero con rusponi grossi così…».

Alla gara avevano d’appalto avevano partecipato in due. Ma il gigante Astaldi fu stato sconfitto dalla piccola Comer di Sondrio. «Nel frattempo sono successe altre cose», spiega Pascucci. «A un certo punto siamo venuti a sapere che aveva messo tutti i suoi dipendenti in cassa integrazione a zero ore per un anno. E a quanto risulterebbe ai nostri legali, recentemente ha conferito tutto alla società Laghetto che subito dopo ha cambiato nome in Rete Costruzioni, che ha costituito la Lavater srl, che dovrebbe edificare e poi gestire per 99 anni il parcheggio. Alla fine la Comer risulterebbe una scatola vuota. Tanto che noi l’avevamo citata al Tar (il 9 giugno c’è l’udienza) e abbiamo dovuto rifare tutto da capo».

«Quanto alle petizioni, la prima, molto educata, alla Moratti l’abbiamo mandata nel luglio scorso, firmata da oltre duemila persone. Nessuna risposta. Poi, dopo varie insistenze, il sindaco ci ha ricevuti il 30 luglio. Abbiamo presentato i rilievi tecnici e stavo per esporre le problematiche socio-economiche (gli anziani che perderebbero le loro panchine di ritrovo, il disagio per la scuola, i commercianti costretti a chiudere, con il valore delle licenze azzerato). “No” mi disse “di questo riparleremo a settembre”. Ma quel settembre non è mai arrivato. La Moratti ha mandato avanti l’assessore alle Infrastrutture Bruno Simini, che all’inizio ha avuto con noi un atteggiamento di ascolto. Tanto che un po’ ingenuamente avevamo pensato che avesse recepito la nostra contrarietà, e che avrebbe agito di conseguenza.
Invece il 17 febbraio scorso ci chiama: “Venite, vi devo parlare”. Fino ad allora, se il Comune non avesse fatto la delibera definitiva, non ci sarebbero state penali da pagare. Andiamo là. Lui è ambiguo. Dice che non sa se avrà tempo di affrontare il tema del parcheggio in giunta. Dopo un quarto d’ora ci alziamo e ce ne andiamo. Lui va in giunta, sostiene che noi siamo d’accordo e che i problemi con la cittadinanza sono stati superati e fa approvare la delibera definitiva. Allora ci siamo incazzati come belve. E abbiamo capito che questa amministrazione, a cui fino ad allora ci eravamo sempre rivolti con fiducia per la risoluzione del nostro problema, non era più un interlocutore».

In città sono quindici i comitati antiparcheggio. Non esiste un coordinamento tra di loro, solo una mailing list per tenersi in contatto. Anche perché,  per quanto tutte tribolate, le storie sono molto diverse. In largo Rio de Janeiro c’è solo un buco con spazzatura e pantegane. In piazza Novelli si va a passo di lumaca. In via Sammartini il prezzo dei box è lievitato. In altri box ci sono infiltrazioni d’acqua.
Quanto a piazzale Lavater, sono iniziate a fioccare nei mesi le scritte «Sindaco hai tradito» e anche «Sindaco hai tradito. Non ti votiamo più». «È una questione politica, non partitica», conclude Pascucci. «Tanto che alle elezioni abbiamo detto: quanto a voto di lista fate quello che volete, ma, come sindaco, non votate la Moratti. Ha tradito. Pisapia prima di essere Pisapia per noi è il non-Moratti. Non capisco perché lei si sia buttata a pesce per la realizzazione di un parcheggio che 3.200 persone dichiaravano ripetutamente da anni di non volere. Non avrebbe mai permesso che facessero nel giardino di casa sua quello che hanno fatto in tante piazze e che vorrebbero fare qui». 

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