Giuliano Pisapia ha chiuso così il suo discorso: «Noi eravamo al posto giusto, al momento giusto, con le persone giuste. In molti hanno detto che Milano è solo l’inizio. Lo credo anch’io, ma noi dobbiamo mantenere l’impegno. Libereremo Milano». Quindi gli è stata consegnata una grossa coppa e la maglietta numero 57 (è il cinquantasettesimo sindaco di Milano) dell’Inter. Non è mancata la doccia di spumante in stile grand prix.
Durante la fase finale del discorso Pisapia ha anche fatto ascoltare una canzone di Giorgio Gaber, L’appartenenza. «Sembra scritta per noi oggi», ha detto. Ma il vero leitmotiv di giornata è stata Tutta mia è la città.
Anche se un momento particolarmente sentito dalla gente è stata l’esecuzione di Stalingrado da parte degli Stormy Six.
Non è mancata l’esibizione del comico Cornacchione, che di solito interpreta un ultrà berlusconiano. «Pisapia», ha detto, «non era convinto di essere eletto. Non ha neanche scritto il programma. È a casa, ora, che lo sta buttando giù. L’hanno preso in contropiede con questa vittoria».