Pareggio perfetto. Stesso identico numero di voti. E così, inaspettatamente, i cittadini di due Comuni del Meridione sotto i quindicimila abitanti, abituati per legge a risolvere le cose al primo turno, vivono oggi l’emozione del ballottaggio. Si tratta di Rignano Garganico, nel foggiano, 2.209 anime, e di Placanica, borgo calabrese della Locride, appollaiata sopra lo Jonio (1.235 residenti). A Rignano, al primo turno (hanno votato in 1.470 sui 2.044 aventi diritto), si contendevano la fascia tricolore in tre, per succedere ad Antonio Gisolfi. Staccato Giovanni Draisci del Patto per Rignano (408 voti, il 27,75%), Vito Di Carlo di Progetto Rignano e Angelo Resta di Rignano Futura hanno tagliato assieme il traguardo: 531 voti a testa, il 36,12%.
A Placanica (al primo turno hanno votato in 834 su 1.445 aventi diritto) si giocavano la poltrona in due, il sindaco uscente Rocco Mario Clemeno, a capo della civica Clemeno sindaco e Antonio Condemi di La Rinascita. È finita con un bel 50% a testa: 417 voti esatti per l’uno e per l’altro. E con molte polemiche per il fotofinish. Clemeno ritiene di essere stato privato di 3 voti regolari: «Sono state annullate e quindi non assegnate tre schede contenenti una chiara espressione di voto a favore della lista Clemeno. Le tre schede riflettono casi su cui la giurisprudenza amministrativa, negli ultimi anni, si è più volte pronunciata in modo chiaro».
Ma se, per un capriccio politico-matematico, ci fosse un incredibile pareggio anche al ballottaggio? Niente monetina o calci di rigore. Vince il più vecchio. Ecco la legge:
È eletto il candidato sindaco che ha ottenuto il maggior numero di voti; in caso di parità si procede a un turno di ballottaggio tra i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti; in caso di ulteriore parità viene eletto il più anziano di età.
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