Il Movimento 5 Stelle: “Niente soldi allo Stato, li diamo alle Pmi”

Il Movimento 5 Stelle: “Niente soldi allo Stato, li diamo alle Pmi”

Il Movimento 5 Stelle non restituirà i soldi allo Stato. Li darà alle Pmi. Succede in Sicilia, tanto per iniziare. Beppe Grillo batte sempre più su questo tasto. Lo ripete ormai a ogni comizio che «tutto ruota attorno alla piccola e media impresa» e che «quando ne muore una è una catastrofe sociale, perché senza la piccola e media impresa l’Italia non solo fallirà, ma diventerà un deserto produttivo per decenni». E, come ha scritto sul suo blog, «in Italia, ogni mese, lo Stato deve onorare circa 24 milioni di stipendi pubblici e pensioni. Questa cifra enorme è garantita in gran parte dalla tassazione diretta e indiretta generata dalle Pmi. Senza imprese, la tassazione crollerà. Per questo le Pmi devono diventare la priorità di ogni azione di governo: è una questione di sopravvivenza del Paese».

Parte dello stipendio degli eletti del Movimento 5 Stelle alla Regione Sicilianaun robusto esercito di 15 grillini capitanati da Giovanni Carlo Cancelleri, geometra di Caltanissetta –  finirà quindi agli imprenditori piccoli e medi. In che modo? La porzione di stipendio eccedente i 5.000 euro lordi (cifra ritenuta sufficiente dal Movimento per fare politica) sarà restituita all’Ars, l’Assemblea regionale siciliana, e destinata a un fondo – gestito dalla Regione – per il microcredito (per sapere tutto sul microcredito, vedi la nostra infografica). La cerimonia di questo primo bonifico (che sarà trasmessa in streaming) è prevista  per mercoledì 9 gennaio alle 10.30 del mattino. Grafica e titolo dell’iniziativa sono di ispirazione vagamente hollywoodiana: Restitution day. La restituzione dell’eccedenza dello stipendio ammonterà ogni mese a un gruzzoletto di circa 75mila euro che, moltiplicati per le mensilità, fanno quasi un milione all’anno. Il Movimento 5 Stelle ha ottenuto la destinazione d’uso (microcredito per le Pmi), ma il controllo e l’affidamento dei fondi saranno sotto la gestione esclusiva della pubblica amministrazione (la Regione Siciliana). Cosa che fa già sogghignare i cinici e gli scettici.

Anche nella Lombardia che si prepara al doppio voto Politiche-Regionali, il tema delle piccole e medie imprese è centrale per gli attivisti del Movimento 5 Stelle, tanto che il 3 gennaio hanno aperto sul sito del meet up regionale una apposita discussione per arricchirre ulteriormente il programma in materia. A Farlo è stato Francesco Orrù (qui la sua intervista a Linkiesta), che così scrive:

❝ Ciao a tutti, apriamo un capitolo di programma dedicato alle PMI della Lombardia, c’è infatti la necessità perché nevralgico, specie per quanto riguarda la nostra regione, e ha fortissime interdipendenze con altre aree quali Economia, Lavoro, Ambiente, Trasporti, Infrastrutture. […]
C’è un grosso lavoro da fare, la materia è complessa, gli ambiti sono molteplici, i segmenti produttivi rappresentano realtà con peculiarità, altrettanto vale per i distretti, ci sono questioni che li accomunano, altre che li distinguono, ci sono realtà che hanno problemi alla risoluzione dei quali un’amministrazione regionale può dare un contributo, ci sono realtà che non hanno problemi ma hanno potenzialità da cogliere e anche in tal senso un’amministrazione regionale può dare in varie forme un proprio significativo contributo. Nell’unirsi a questo gruppo, nel loro primo post, invito tutti a indicare in 2/3 righe le proprie competenze, conoscenze, esperienze in quest’area, a titolo di esempio, una persona che fa il funzionario di banca e segue il segmento PMI e pertanto dal suo osservatorio e dalla sua esperienza conosce i reali problemi del credito, dei finaziamenti che colpisce le PMI, oppure un commercialista che sempre dal suo osservatorio e dalla sua esperienza conosce i reali problemi dei costi, della burocrazia, della riscossione credito che affliggono la PMI, o ancora il consulente informatico che ne conosce i ritardi nell’automazione interna e verso la filiera, quindi ne vede anche i gap organizzativi, di know-how, etc. etc.
Come metodo generale, in linea con quello adottato per gli altri capitoli di programma, useremo questo primo post dove terremo aggiornato il riassunto che emergerà dalle fasi di analisi, elaborazione, discussione, proposta.
Come metodo specifico, la proposta è di identificare delle aree cosiddette “di leva” all’interno delle quali identificare delle linee guida, di indirizzo, quindi elaborare delle proposte, comincio ad elencare alcune aree di leva:
– LEVA FISCALE
– LEVA CREDITIZIA
– LEVA TECNOLOGICA
– LEVA BUROCRATICA
– LEVA INFRASTRUTTURALE ❞

Il programma del Movimento 5 Stelle è per sua natura un work-in-progress, un documento magmatico che continuerà a cambiare (grazie al voto online degli attivisti) anche dopo le elezioni. Ma intanto i grillini devono raggiungere in tempi brevi una bozza significativamente raffinata e completa da presentare agli elettori (leggi qui parte dei risultati del cantiere del programma su temi economici). Quanto alle piccole e medie imprese sono tre – a stringere – le proposte su cui voteranno. 

La prima, sul supporto al credito, propone, «tramite le Camere di Commercio, di aiutare le Pmi con percorsi di analisi aziendali al fine di sviluppare dei piani di esigenze finanziarie delle singole Pmi predisponendo apposita documentazione (progetti di investimento) da presentare agli istituti di credito finalizzate all’ottenimento di linee di affidamenti a condizioni di mercato concorrenziali».

La seconda riguarda l’Irap: «Proponiamo di adottare in toto l’agevolazione Irap per le nuove iniziative già prevista nella provincia autonoma di Trento. Riduzione dello 0,92% (il massimo ammesso) per le nuove iniziative produttive intraprese negli anni 2013, 2014 e 2015 sul territorio regionale da soggetti diversi da banche e assicurazioni o soggetti ad altre aliquote maggiorate.
• per nuove iniziative non intendiamo i regimi agevolativi ma qualsiasi nuova attività imprenditoriale;
• per quanto riguarda i vincoli di bilancio, una riduzione deve essere compensata da un aumento per altre categorie e per questo rimandiamo all’altra proposta di aumentare l’aliquota Irap per le attività inquinanti». Tra proposta e voto verrà anche vagliato, di volta in volta, se i contenuti sono compatibili con le competenze regionali in materia.

L’ultimo punto è quello della moneta complementare. A studiare la questione è Valentino De Santi, 51 anni il 25 gennaio, di Peschiera Borromeo (Milano) e un passato attivo nel “popolo dei fax”, quello che, ai tempi di Mani Pulite, inondava le redazioni dei giornali con fax schifati per il malaffare di Tangentopoli. Di sé dice: «Pur essendo ingegnere elettronico mi interesso di modelli monetari da 2/3 anni. Mi occupo anche del mercato finanziario speculativo, ma non utilizzo i metodi che studio per fare soldi». 

«Nel Movimento», premette, «i processi decisionali non sono poi così veloci, quindi finora questa resta una proposta ancora al vaglio». La spiega così: «Sto sviluppando un progetto abbastanza complicato per ridare liquidità alle piccole imprese grazie a una moneta regionale lombarda complementare all’euro. Ora, spesso, si preferisce rifornirsi dalle multinazionali che, avendo le spalle più larghe, accettano anche pagamenti più dilazionati, in media anche fino a sei mesi. Le piccole imprese, sempre più a corto di liquidità, vogliono essere pagate entro due mesi, e per questo sono spesso scartate. Il nostro sistema potrà andare a creare una rete di fornitori locali. Ci sarà interesse a spendere nella camera di compensazione, e quindi nella filiera corta. Creeremo, come risultato, una forma virtuosa di protezione del mercato interno».

Secondo De Santi il suo progetto va ben al di là del Lombard (clicca qui per vedere cos’è), presentato a inizio dicembre dal vicepresidente leghista della Regione Lombardia, Andrea Gibelli. «La base sostanziale è la stessa, ma nella mia declinazione ci sarebbero alcune cose molto innovative. Anzi, direi abbastanza rivoluzionarie», dice. È abbastanza abbottonato, perché prima vuole riferire e discutere il suo disegno con il Movimento e con il candidato governatore a cinque stelle, Silvana Carcano. Ma a quanto è possibile ricostruire, sarebbero due i punti cardine del suo progetto di moneta alternativa: l’interesse negativo  e la possibilità di remunerare il lavoro. E questi gli obiettivi:

❝ Soccorrere le imprese in crisi di liquidità in modo veloce ed incisivo.
Aumentare la possibilità di spesa dei privati.
Agevolare il commercio di prodotti locali e le filiere corte
Incidere pesantemente sull’aumento delle ore lavorate.
Agevolare i prodotti di qualità locali rispetto ai prodotti di massa della GDO (Grande distribuzione organizzata, ndr)
Dare un vantaggio competitivo finanziario alle PMI fornitrici rispetto alle multinazionali
Agevolare il commercio di prossimità e dei piccoli / micro artigiani
Sperimentare una generazione di liquidità con criteri di base radicalmente diversi dall’attuale sistema.
Proteggere il mercato interno. ❞

Quanto all’interesse negativo, servirebbe a incrementare la circolazione di denaro, perché la moneta complementare lombarda (come le altre complementari), a differenza dell’euro, strutturalmente non fungerebbe da riserva di valore. Tenerla ferma vorrebbe dire vederla deprezzare. Converrebbe reinvestirla continuamente, aumentando gli scambi e riducendo il pericolo di credit crunch.

L’altro aspetto innovativo (e differente, ad esempio, dello Scec che il Comune di Parma, guidato dal grillino Federico Pizzarotti, dovrebbe introdurre da metà 2013) pare essere la possibilità di pagare il lavoro attraverso la moneta complementare. La «fase due», insomma, della proposta 47 del capitolo “Finanza e credito” in discussione al meet up, dal titolo «Moneta Complementare realizzata con cassa di compensazione. E buoni circolanti»: 

FASE 2 Cassa di Compensazione che introduce il pagamento del lavoro. In questa fase il credito che offre la cassa di compensazione è a disposizione anche del privato per una quota parte dello stipendio. Stabilito con accordi sindacali di secondo livello ed azienda per azienda. Al contrario dello SCEC questo credito non viene regalato a tappeto ma dato alle aziende che aumentano le ore lavorate. Il credito/moneta/capacità di spesa esteso al privato aumenta di per sé il PIL del sistema. ❞

Su questo De Santi è ancora più riservato, ma qualcosa dice: «Nel sistema attuale, quando la banca concede un mutuo, quei soldi diventano moneta reale solo dopo aver lavorato 20 anni e restituito tutto. Insomma, il debito è lavoro futuro. Se invece io creo moneta nel momento in cui creo lavoro, ribalto la prospettiva; la rivoluziono. A quel punto potrebbero accedere al credito non più quelli che hanno un patrimonio (quindi soldi fermi) più grande, ma quelli che “creano” più ore di lavoro. Insomma, diventerebbe più meritevole di credito non chi fattura di più e fa più utili, magari minimizzando i costi e pagando il meno possibile i dipendenti, ma chi produce più lavoro. Ma su questo dobbiamo ancora discutere», avverte e frena. «La prima cosa da realizzare», conclude, «sarebbe, in ogni caso, una Cassa di Compensazione per tutte le partite Iva lombarde. Le aziende concorderebbero lì di compensarsi debiti e crediti a vicenda, in una sorta di baratto multilaterale. Potenzialmente fino al 100%. Non si tratterebbe di uno sconto come nel modello Scec, ma di un modello più simile al Wir svizzero (clicca qui per leggere cos’è). Queste proposte, a mio parere, sono abbastanza trasversali. La Lega Nord ha chiamato dalla Bocconi professori esperti in materia con cui siamo in contatto anche noi. Chiunque vinca, qualcosa in questo senso la deve fare. Perché le piccole e medie imprese sono ormai con l’acqua alla gola, se non sono già affogate».