Con una battuta verrebbe da dire che la riforma della giustizia è arrivata prima in Vaticano che nel nostro Paese. Ironie a parte, va detto però che l’aggiornamento legislativo della Santa Sede – iniziato già nella parte finale dello scorso pontificato – va ora avanti e si estende. Nuove leggi e fattispecie giuridiche sono state introdotte nello Stato della Città del Vaticano. Contemporaneamente un motu proprio del Papa ha esteso le nuove norme alla Curia romana, e questa è certamente una novità di rilievo. In sostanza su temi come gli abusi sui minori e la corruzione, ma anche su capitoli più generali inerenti i diritti umani quali l’ergastolo – che viene abolito, resta un massimo di 35 anni di pena – o la tortura e l’apartheid, la legislazione vaticana subisce una profonda trasformazione attraverso l’introduzione di questi e altri gravissimi crimini nei propri codici.
Nel caso di reati di grande entità, i crimini contro l’umanità, il cambiamento si giustifica in modo abbastanza semplice: se qualcuno accusato di genocidio trovasse rifugio oltre le mura leonine, non godrebbe d’ora in avanti di nessun privilegio perché anche la Santa Sede riconosce formalmente quei reati. Di fatto il Vaticano sta uniformando la propria legislazione a quella internazionale in uno sforzo di modernizzazione non indolore e ancora in corso, che potrebbe in futuro cambiare la stessa identità del Vaticano. Già nel 2010 le nuove norme antiriciclaggio furono estese ai dicasteri della Curia; in generale sembra che le distinzioni fra Governatorato – lo Stato della Città del Vaticano – e Curia romana si vadano riducendo sempre di più. È quindi possibile che in futuro si arrivi a un’unica struttura amministrativa. Resta da vedere a quel punto se il Papa resterà anche capo di Stato o manterrà solo i titoli di leader spirituale e religioso. Questa sembrerebbe la direzione di marcia per il futuro, ma si vedrà cosa accadrà quando entrerà in discussione la riforma della Curia nel prossimo autunno.
Le novità introdotte con il motu proprio, comunque, sono spiegate dallo stesso Pontefice con la necessità di affrontare i crimini su scala globale. «Ai nostri tempi – si legge – il bene comune è sempre più minacciato dalla criminalità transnazionale e organizzata, dall’uso improprio del mercato e dell’economia, nonché dal terrorismo». Di conseguenza «è necessario che la comunità internazionale adotti idonei strumenti giuridici i quali permettano di prevenire e contrastare la criminalità, favorendo la cooperazione giudiziaria internazionale in materia penale». D’altro canto, proprio in materia finanziaria la Santa Sede ha intrapreso un cammino di adeguamento – tutt’altro che concluso – alle normative antiriciclaggio in un quadro sovranazionale che di fatto finirà per cambiare la struttura e il modo di funzionare dello Ior e del sistema economico d’Oltretevere.
Lo stesso portavoce della Santa Sede, Padre Federico Lombardi, ha spiegato fra l’altro che presto arriverà anche una nuova legge relativa a quanto voluto da Moneyval, cioè ai miglioramenti richiesti al Vaticano dall’organismo del Consiglio d’Europa che si occupa di antiriciclaggio e trasparenza finanziaria. In sostanza le misure di controllo interno per evitare casi come quello recente di monsignor Nunzio Scarano, sotto inchiesta per riciclaggio, verranno implementate.
Invece, fra le nuove norme, particolare rilievo hanno quelle a tutela dei minori; per questi ultimi sono ora previsti i reati come la vendita, la prostituzione, l’arruolamento e la violenza sessuale in loro danno; la pedopornografia; la detenzione di materiale pedopornografico; gli atti sessuali con minori. Si apre dunque un capitolo nuovo: monsignori e funzionari saranno processabili anche all’interno delle mura vaticane, il che rappresenta la fine di ogni alibi anche per tutte le conferenze episcopali del mondo. In ordine ai reati amministrativi sono stati potenziati i poteri cautelari a disposizione dell’autorità giudiziaria attraverso la misura de blocco dei beni. Ancora è stata «configurata la responsabilità amministrativa delle persone giuridiche per tutti i casi in cui esse profittino di attività criminose commesse dai loro organi o dipendenti, stabilendo una loro responsabilità diretta con sanzioni interdittive e pecuniarie». In generale, infine, è stata rafforzata la cooperazione con gli altri Stati in base alle più recenti convenzioni internazionali. Fra l’altro entrerà in vigore anche la normativa per il giusto processo riguardante i diritti dell’imputato e una ragionevole durata del procedimento. Il tutto entrerà in vigore a partire dal prossimo primo settembre. Complessivamente il disegno di riordino legislativo sembra voler ridurre gli spazi di ‘zona franca’ di cui godeva il Vaticano sotto diversi aspetti giuridici e penali.
Twitter: @FrancePeloso