C’è chi non ha mai amato i sindacati. Chi non li conosceva e adesso preferisce evitarli. C’è anche chi ne pensava tutto il bene possibile ed è rimasto deluso. Nel brodo di coltura del malcontento degli aspiranti docenti che hanno passato il Tfa ordinario (il tirocinio che si conclude con l’abilitazione e a cui si accedeva tramite una difficile selezione) si trova un po’ di tutto.
Lunedì 15 luglio un gruppo di loro (circa 150 persone) ha manifestato davanti al Ministero dell’istruzione e della ricerca (Miur) e una delegazione è stata accolta dal ministro Carrozza. Il coordinamento avviene al di fuori delle tradizionali organizzazioni sindacali, sui gruppi facebook specialmente. Il prossimo appuntamento è per il 7 settembre e già circolano messaggi che invitano a «non disperdere la protesta – scrive Marco M. sul gruppo facebook – abbiamo tutti gli stessi obiettivi: riconoscimento del merito, differenziazione con i Pas (percorsi abilitativi speciali, a cui si accede per anzianità a non per merito ndr.), spendibilità immediata del titolo, avvio del secondo ciclo Tfa ordinario con particolare attenzione agli idonei non ammessi al primo ciclo». Richieste su cui dal Miur sono arrivate delle aperture, più o meno generiche a seconda dei casi.
Circa la differenziazione con i Pas il ministro Carrozza, stando a quanto riportato dal comunicato del gruppo dei docenti, si è impegnata a far sì che «fra i due percorsi di formazione ci sia una distinzione in osservanza del principio del merito e che non si assista al paradosso per cui chi ha una maggiore anzianità di servizio possa scavalcare in graduatoria chi ha conseguito il titolo tramite il Tfa ordinario». Una posizione che non è apprezzata da molti precari della scuola, né dalle maggiori organizzazioni sindacali. «I sindacati hanno semplicemente dimenticato l’esistenza dei Tfa ordinari – dice Italo M., 29 anni, docente appena abilitato – e hanno invece assistito gli ex-Tfa speciali, ora Pas. Di noi se ne fregano. Il loro atteggiamento è quello di far lavorare tutti, non tutti quelli che se lo meritano. Quindi è impossibile licenziare un impresentabile, ed è facile bloccare nuovi inserimenti».
Lo scontro è arrivato a un livello più profondo di quello su singole rivendicazioni e il rischio di una frattura permanente nel mondo della scuola è molto concreto. «Bisogna finirla con questa guerra senza motivazione», dichiara Domenico Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil. «Oggi la situazione è che non ci sono posti né per gli uni né per gli altri – prosegue Pantaleo – quindi è interesse di tutti quello di giungere ad un ampliamento degli organici. Lo scontro tra Tfa ordinario e Pas non ha senso, anche perché questi docenti dei Pas sono persone che magari insegnano da 10 anni. Non avranno l’abilitazione formale ma sanno fare il loro mestiere».
Ma non è possibile che qualcuno abbia insegnato per 10 anni pur essendo un cattivo insegnante? In fondo non c’è mai stato un vaglio di merito.
In primo luogo non è con i test che si stabilisce il merito nel mondo della scuola. Poi chi fa i Pas grazie al nostro intervento non dovrà superare alcun test di ingresso, ma nel corso del tirocinio sarà comunque vagliata la capacità di insegnare. Senza contare che allora chi ha superato il Tfa ordinario, da studente neolaureato, non ha mai messo piede in una classe. Questo come lo qualifica?
Più che sulla questione della presenza o meno del test di ingresso, le critiche dei Tfa ordinari ai Pas sembrano concentrarsi sulla possibilità di un diverso punteggio ai fini delle graduatorie. Qual è la vostra posizione in proposito?
Secondo noi non ha senso differenziare i punteggi. Anche perché chi sta in cima alle graduatorie ha accumulato talmente tanti punti nel corso di anni e anni di insegnamento precario che è impossibile passargli davanti. Senza contare che la priorità – di cui si parla troppo poco – è svuotare le graduatorie. Ci sono 160 mila persone in attesa, magari da anni, di avere un posto. Se ogni volta si mettono a bando 13 mila posti, di cui metà destinati a chi è nelle graduatorie e metà a chi vince il concorso, servirebbero 30 anni per arrivare all’esaurimento.
Come si può trovare un posto a 160 mila persone, in un organico di circa 700 mila, senza che questo terremoti il sistema?
È possibile se si fa una programmazione economica su più anni, diciamo quattro o cinque. A suo tempo il governo Prodi aveva stabilizzato in tre anni 150 mila precari della scuola. Adesso si potrebbero adottare diverse misure immediate, per cominciare l’opera di svuotamento. Ad esempio gli insegnanti di sostegno – circa 30 mila – sono solo formalmente precari, insegnano con contratti annuali e per lo Stato sarebbe meglio stabilizzarli definitivamente, facendoli così uscire dalle graduatorie.
Nel corso di questi quattro o cinque anni necessari non ci sarebbero nuove abilitazioni?
No, prima bisogna smaltire l’arretrato. Noi chiediamo non solo che venga previsto un ampliamento dell’organico, come detto, ma anche una profonda revisione dei meccanismi di reclutamento. L’ultimo concorso è stato un disastro, le domande erano troppo in stile quiz e nozionistiche. Così non può andar bene.
Viste le critiche che continuano ad arrivare, cosa direbbe ad un giovane docente abilitato con il Tfa ordinario?
Gli direi “il sindacato ti difende”. Noi vogliamo difendere tutti, quindi inviterei a non dividersi. Abbiamo fatto alcune campagne in favore dei Pas, ad esempio eliminando il test di ingresso (che non serviva a garantire l’accesso o meno, ma a dare un criterio per scaglionare i 75 mila docenti nel corso delle 3 annualità previste ndr.), e ora ne stiamo portando avanti altre in favore dei Tfa ordinari, come quella per abbattere i costi del tirocinio. La priorità, e questo deve essere chiaro a tutti, resta comunque smaltire gli arretrati e quindi far ripartire il sistema.
Twitter: @TommasoCanetta