Il 22 settembre 2004, nove anni fa, l’aereo 815 della compagnia australiana Oceanic Airlines precipita a metà strada del suo volo tra Sydney a Los Angeles.
Nello stesso giorno negli Stati Uniti va in onda la prima puntata di Lost, la serie televisiva che racconta le storie dei 48 sopravvissuti dell’incidente aereo e della loro vita sulla strana, misteriosa e pericolosa isola su cui si trovano costretti a vivere.
La serie diventa in pochissimo tempo un fenomeno e un successo di critica e pubblico. La prima stagione ha, in media, 15,7 milioni di spettatori per puntata. I risultati di Lost sono merito di scelte autoriali coraggiose, di una scrittura di altissima qualità e di una meccanica che tiene gli spettatori continuamente in sospeso, all’inseguimento di misteri sempre più grandi riguardo all’isola e ai suoi abitanti, a volte fino al punto di rottura. Tante delle domande sollevate nelle sei stagioni della serie, infatti, non hanno mai trovato risposta, lasciando molti fan insoddisfatti. Ma Lost non è nato così, non del tutto almeno.
Qualche giorno fa Lee Thomson, un grandioso fan di serie televisive, ha pubblicato sul suo sito TV Writing un inedito documento di produzione di Lost, la Lost Writers Guide, la guida per gli scrittori che lavorano agli episodi. È un libretto di poche pagine che definisce tono, approcci, obbiettivi della serie e i ruoli dei personaggi. Ci permette di capire quali sono gli ingredienti che hanno portato Lost al successo e ci dice anche molte cose sulle intenzioni (e le aspettative) che avevano inizialmente gli autori, J.J. Abrams e Damon Lindelof. Oltre, naturalmente, a svelare qualche retroscena e segreto.
Il documento parla di uno show che assomiglia molto al Lost che abbiamo visto, ma non del tutto. Nel corso delle puntate e delle stagioni, molti degli imperativi presenti nella guida sono stati sovvertiti, anche radicalmente. Ma, a differenza di quanto si potrebbe pensare, Abrams e Lindelof sono molto consci delle difficoltà a cui si va incontro nel fare una serie televisiva, di quante cose possono — e devono — cambiare in corso d’opera. Lo dicono immediatamente, già nella prima pagina:
(…) lanciare una nuova serie richiede una gran quantità di tentativi e di sbagli. Buona parte della prima stagione sarà dedicata a scoprire cosa funziona, cosa non funziona e, ancora più importante, che cosa è Lost. Il più grande architetto del mondo può progettare un palazzo ma costruirlo è tutto un altro paio di maniche.
La Lost Writers Guide è online, sul sito TV Writings. Ne abbiamo tradotto qualche pezzetto interessante per capire com’era Lost prima che diventasse tutto un altro paio di maniche.
Com’è fatto un episodio?
Lost non rientra in nessuna specifica categoria di serie televisiva e questo rende difficile capire che cosa è questa serie. Ma se fate un passo indietro e guardate al quadro generale, diventa chiaro che Lost è fatto di diverse categorie e non di una sola.
È un medical drama
Se qualcuno si fa male e ammala (una cosa piuttosto comune qui sull’isola) la vita e la morte sono in gioco esattamente come in un episodio di E.R. (…) Come fa Jack a diagnosticare quella che potrebbe essere una malattia contagiosa che potrebbe diffondersi tra i sopravvissuti? E, se ci riesce, come fa a curarla?
È una serie procedurale
Se facciamo bene il nostro lavoro, ogni episodio inizierà con un mistero. Che sia qualcosa di legato alla nuova casa dei sopravvissuti (il gruppo incontra una botola chiaramente costruita da degli esseri umani sul lato di una montagna) o qualcosa di più legato ai personaggi, l’investigazione e l’eventuale risoluzione del mistero sono il motore che porta avanti ogni episodio.
È una serie giudiziaria
In ogni episodio ci sarà materiale per sollevare questioni etiche esplosive, che siano riguardo all’innocenza o alla colpevolezza di un personaggio accusato di aver rubato del cibo o sul come iniziare a formare una nuova società (la democrazia potrebbe anche essere la forma di governo più civilizzata, ma è la più efficiente?).
È una serie drammatica
Sfruttiamo a pieno gli elementi da soap-opera che abbiamo a disposizione e usiamoli in un modo più raffinato. (…) Triangoli amorosi, alleanze, emarginati… tutte le storie che popolano una stagione di The O.C. succedono anche sulla nostra isola, dove la posta però è molto più alta.
Sugli elementi fantastici
Il nostro obiettivo è dare a Lost lo stesso trattamento di un romanzo di Michael Crichton [l’autore di Jurassic Park]. Ogni volta che introduciamo un elemento fantastico, lo approcciamo con uno sguardo realistico. Se facciamo bene il nostro lavoro, il “paranormale” sarà sempre accompagnato da una spiegazione logica che ricorderà agli spettatori che quello che stanno vedendo è il mondo vero.
Episodi autoconclusivi o serial?
Lost sarà una serie con episodi autoconclusivi. Sul serio. Promettiamo. (…) Gli spettatori potranno “salire a bordo” in qualsiasi momento e saranno in grado di capire esattamente cosa sta succedendo nella storia.
Esattamente cos’è quest’isola?
La risposta a questa domanda è al centro della mitologia di Lost. (…) ogni volta che una persona (o più persone) arrivano sulle spiagge dell’isola, inizia una nuova storia. (…)
Questo apre le porte a possibilità infinite. In una storia un gruppo potrebbe trovare quello che sembra essere un bunker nazista, in altre potremmo scoprire delle prove che suggeriscono che l’isola è molto più antica.
Il bello di avere un passato così complesso e articolato è che una cosa non ha relazione con le altre. Non c’è un “mistero definitivo” che deve essere risolto.
E il mostro? Come pensate di portare avanti questa cosa per più di cento episodi?
La risposta breve è: non pensiamo di portarlo avanti. (…) Siamo convinti di voler dare spiegazioni credibili e razionali per le cose bizzarre che si trovano sull’isola. Nei primi episodi i nostri naufraghi faranno alcune scoperte che indicano che il “mostro” potrebbe essere stato costruito dall’uomo (…). Potrebbe essere il risultato di un esperimento fatto dai precedenti abitanti dell’isola o semplicemente un complesso sistema progettato per proteggere delle strutture che i naufraghi devono ancora scoprire.
Ma, seriamente: da dove salta fuori l’orso polare?
Non ve lo diciamo. Scusate.