Vestirsi nel 2013: tornano ambulante e rammendo

Analisi consumi

La moda è uno dei cavalli di battaglia del Made in Italy, un orgoglio nazionale. Eppure a livello di consumi non se la cava affatto bene, è tra gli acquisti che abbiamo tagliato di più in questi anni di crisi. Le ultime analisi sul mercato della moda in Italia sono del 2012, pubblicate da Federmoda. Neanche a dirlo, anche qui siamo in calo costante. Se nel 2011 eravamo a un -3,3%, lo scorso anno siamo andati ancora peggio: -5,6%. Compriamo meno vestiti o ne compriamo che costano di meno

Il negozio tradizionale (nonostante un notevole calo che esaminiamo più sotto) è ancora il posto in cui compriamo più spesso. Il 34,6% degli acquisti in abbigliamento si fanno lì.

Le catene aumentano di pochissimo, fino ad arrivare al 29,8%. La grande distribuzione rallenta fino al 17,8%. E la vera sorpresa è l’aumento di mercato degli ambulanti, come le bancarelle dei mercati, che salgono del 3,4% e arrivano a quasi l’8% degli acquisti.

È un segnale, questo, di un ritorno alle origini. E di un tentativo costante degli italiani di risparmiare e tagliare le spese superflue.

Il boom degli acquisti online

Discorso a parte merita la vendita online, che — anche se non occupa grandi percentuali rispetto al totale del mercato dell’abbigliamento — è in fortissima e costante crescita. Rispetto al 2012, è il mercato è aumentato del 27% e ha fatturato un totale di 1 miliardo e 300 milioni di euro. Online gli acquisti di abbigliamento sono secondi soltanto al turismo. 

Una ricerca Ipsos/Cashback ci spiega anche il perché: il 45% di chi acquista abbigliamento online dice di farlo «per risparmiare». Altre ragioni importanti sono la «comodità rispetto al negozio tradizionale» (35%) e la «facilità nel trovare il prodotto desiderato» (22%).

La ricerca ci dice anche quali sono i negozi online di abbigliamento più cliccati dagli italiani. Tra i 16 siti di e-commerce più usati in assoluto, due sono esclusivamente di abbigliamento: Zalando e Yoox. Il primo si prende il 17,4 % degli acquisti, il secondo il 7,3%.

Il caso di Yoox merita due parole: prima di tutto perché è un’azienda italiana di grande successo (nel 2011 i ricavi del sito erano di 291,2 milioni di euro) e, secondo, perché racconta qualcosa di come si può vestirsi bene spendeno meno, anche in questi anni. L’idea dietro a Yoox è molto semplice: vendere la grande moda (italiana e non) ma un po’ in ritardo. Yoox acquista stock di prodotti invenduti della scorsa stagione da brand della moda come Armani, Cavalli o Gucci, e li mette in vendita online a prezzi ridotti. Facendo felici sia i marchi che trovano modo di non accumulare i prodotti non venduti, sia i consumatori che trovano capi firmati e di qualità a prezzi vantaggiosi.

La rinascita della sartoria e del calzolaio

Se pochi anni fa parlavamo della sparizione di sartorie e calzolai per rammendare e aggiustare, superati dall’abbigliamento “usa e getta”, negli ultimi anni c’è stata una totale inversione di tendenza. Torniamo a riparare i vestiti e le scarpe. 

I dati Swg-Cna dicono che nel corso del 2013 oltre il 60% degli italiani ha fatto ricordo a riparazioni sartoriali. E quasi il 20% dei consumatori, circa 12 milioni di persone, preferiscono aggiustare un vecchio vestito o un vecchio maglione piuttosto di comprarne uno nuovoE ancora di più sono quelli che aggiustano un paio di scarpe: qui la percentuale è del 23%, quasi 14 milioni di persone. È un’inversione di tendenza incredibile, che riporta in attività sartorie e calzolai. Attività che soltanto fino a qualche anno fa davamo per spacciate.

E le difficoltà dei piccoli negozi

Purtroppo, se queste micro aziende tornano in attività, ce ne sono altri che rischiano di chiudere. Sono che i piccoli e micro negozi di abbigliamento, numerosissimi in italia. Una ricerca Cribis D&B riportata da Il Sole 24 Ore ci dice che ce ne sono più di 150.000 in tutta Italia, sono il 97% del totale dei negozi di vestiti. E 18.000, più di un negozio su dieci, sono a rischio insolvenza. Nel 2008 i negozi a rischio erano meno di 9000, esattamente la metà.

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