La nuova strada e e la nuova ferrovia che portano a Krasnaya Polyana, il resort di montagna che ospiterà gli eventi sciistici delle Olimpiadi invernali di Sochi 2014, inizia a Adler, una cittadina costiera che è diventata un chiassoso groviglio di scambi autostradali e cantieri edilizi. Una nuova stazione dei treni dalla facciata in vetro, appena aperta – la più grande della Russia – se ne sta lì come un prisma scintillante tra le cime verdi e marroni delle Montagne del Caucaso e le onde del Mar Nero.
L’agenzia statale che ha supervisionato il progetto infrastrutturale è la Russian Railways, o Rzhd. Il capo dell’agenzia è Vladimir Yakunin, stretto collega di Vladimir Putin. Supervisiona 52 miglia di binari ferroviari, il terzo network più grande al mondo, e impega cirac un milione di persone. Il progetto ferroviario Adler-Krasnaya Polyana è tra i più ambiziosi che abbia mai affrontato. Ricorda, nella sua sfida tra uomo e natura della linea ferroviaria Baikal Amur, costruita dall’Unione sovietica tra il 1970 e gli anni Ottanta nella remota foresta della Taiga, nella Russia orientale. Ora come allora, la grandeur e l’esibizione dell’opera sono tanto importanti quanto il progetto realizzato.
Putin vede nei Giochi olimpici il coronamento del revival economico e geopolitico della Russia, a cui lavora da 14 anni.
La rotta collega gli stadi e il villaggio olimpico lungo il Mar Nero con le montagne che lo sovrastano. Andrey Dudnik, il vice direttore delle costruzioni di Sochi per la Rzhd, è orgoglioso dei risultati raggiunti dalla sua azienda, dati il terreno difficile e lo stretto tempo a disposizione per concludere i lavori. «Poche persone ci credevano», dice, «ma noi ce l’abbiamo fatta».
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Tra i russi, il progetto è famoso per un motivo diverso: il suo enorme costo. Con 8,7 miliardi di dollari raggiunge il costo totale della preparazione degli ultimi giochi olimpici di Vancouver, nel 2010. Un report dei politici di opposizione Boris Nemtsov e Leonid Martynyuk calcola che lo stato russo spende per questa linea tre volte quanto speso dalla Nasa per formare una nuova generazione di esploratori di Marte.