Il 14 marzo, la nazionale di calcio giapponese ha annunciato che Pikachu e i Pokémon saranno le mascotte della squadra ai prossimi mondiali di calcio in Brasile. Come in molti hanno pensato, i Pokémon non sono i personaggi dei cartoni animati nipponici più adatti a sostenere la nazionale. Dove sono quelli che da anni sognano di portare il Giappone a vincere i mondiali? Dove sono quelli che davvero hanno il merito di aver insegnato al Giappone che cosa è il calcio? Insomma, dove sono Holly e Benji?
La nazionale di calcio giapponese esiste dal 1921 ma è solo nel 1998 che, per la prima volta, si qualifica ai campionati mondiali di calcio. E un pezzo del merito per questo risultato è di un manga (diventato solo dopo un anime, un cartone animato) pubblicato per la prima volta nel 1981. Noi lo conosciamo, e amiamo, come Holly & Benji. Ma il nome originale della serie è Kyaputen Tsubasa, ovvero Capitan Tsubasa. In Italia abbiamo avuto la sventurata idea di mettere nel titolo della serie anche Benji, l’amico portiere di Holly che però si vede in pochissimi episodi, ma il vero protagonista del fumetto è Oliver Hutton o, in originale, Ōzora Tsubasa. Dal 1981, ha un solo grande sogno: portare il Giappone a vincere la Coppa del Mondo.
In quegli anni, però, lo sport nazionale in Giappone è il baseball, la lega professionistica di calcio non esiste nemmeno e la maggior parte dei giapponesi ha col calcio il rapporto che noi abbiamo col baseball: sanno più o meno cosa è ma non ne conoscono né i meccanismi né le regole. Yoichi Takahashi è uno di quelli che ha cambiato le cose.
Nel 1981 Takahashi ha solo 21 anni, lavora come assistente di un fumettista affermato, ha già scritto un paio di piccoli manga basati sul baseball e ha un’idea strana in testa: prendere quello che sa sui fumetti sportivi e provare a parlare di un altro sport, il calcio. In un’intervista del 2011 al sito nippon.com, Takahashi racconta che: «durante il mio terzo anno delle superiori, [nel 1978,] vidi i mondiali di calcio in Argentina in televisione e scoprii la meraviglia di quello sport. La mia curiosità mi portò a fare ricerche sul calcio e scoprii che in Europa il calcio era molto più popolare del baseball e che c’erano un gran numero di giocatori professionisti. Capii che il calcio era lo sport più popolare del mondo. Il baseball era un argomento con cui avevo già avuto a che fare quando avevo iniziato a scrivere manga ma c’erano una tonnellata di manga dedicati al baseball là fuori. Così pensai di dedicarmi al calcio, uno sport quasi completamente inesplorato».
Il successo su Weekly Shōnen Jump, uno dei settimanali di fumetto più venduti del Giappone, è immediato. Dopo aver vinto il Premio mensile opera scelta con una prima storia di 30 pagine già intitolata Capitan Tsubasa, la casa editrice della rivista chiede a Takahashi di trasformare la sua storia in una serie a fumetti. E lui, nei successivi otto anni, non fa altro che disegnare ogni settimana le avventure calcistiche di Tsubasa. Dalla piccolissima squadra da cui inizia, la Nankatsu (New Team in Italia), fino alla nazionale giapponese under 15.
Proprio per la difficoltà di raccontare uno sport di cui i giapponesi non sanno praticamente nulla, Takahashi nel manga deve spiegare tutto: le regole, gli eroi, i meccanismi dei club, le competizioni, i trofei e, naturalmente, il sogno della Coppa del Mondo. Takahashi mescola queste informazioni con alcune caratteristiche proprie dei fumetti giapponesi, come le improbabili mosse speciali che praticamente qualsiasi giocatore sfoderava in area di rigore (negli stessi anni, sulla stessa rivista, veniva pubblicato anche Dragon Ball).
Come Takahashi ha detto in più interviste, anche la ridicola lunghezza del campo su cui Tsubasa e i suoi compagni correvano e correvano non era altro che un modo per rallentare l’azione — a volte fermandola del tutto — e creare tensione tra i personaggi o inserire ricordi del loro passato con flashback. Una tecnica classica dei manga e degli anime giapponesi, che i lettori o spettatori dei più recenti One Piece o Naturo conoscono benissimo.
Nel 1983, Capitan Tsubasa diventa anche un cartone animato che quasi i bambini giapponesi (e italiani) vedono. Esattamente come il fumetto, l’anime racconta il calcio, lo spiega e crea nuovi appassionati che sognano come Tsubasa di portare, un giorno, il Giappone a vincere la Coppa del Mondo.
Non ci sono informazioni precise sull’influenza di Capitan Tsubasa sul calcio giapponese, ma ci sono le testimonianze dirette, i (pur minimi) successi della nazionale di calcio e un bel po’ di numeri che tornano.
Il manga di Takahashi è stato pubblicato per la prima volta nel 1981. Nel 1992, proprio quando i ragazzini che se ne sono appassionati erano diventati grandi e capaci a sufficienza, è nata la prima lega calcistica professionistica giapponese. Nel 1998, poi, la nazionale giapponese si è qualificata per la prima volta ai mondiali di calcio. E da lì in poi non ha mancato un singolo mondiale. Capitan Tsubasa è anche stato inserito tra le date importanti della storia del calcio giapponese sul sito ufficiale della lega calcio nipponica, segnalando che la pubblicazione del fumetto portò a un aumento dei ragazzi interessati al calcio.
E poi ci sono le parole dei calciatori nipponici, che raccontano quanto importante è stato Capitan Tsubasa per loro. Yoshikatsu Kawaguchi e il più famoso in Italia Hidetoshi Nakata hanno entrambi detto a Takahashi di aver letto il manga quando erano ragazzi e di essersi esercitati per imparare a giocare e per copiare le mosse di Tsubasa. «In particolare la rovesciata».
Lo scorso dicembre, come per ormai ogni mondiale di calcio, Yoichi Takahashi si è rimesso al tavolo da disegno e ha pubblicato una nuova storia di Capitan Tsubasa. Il fumetto si intitola Captain Tsubasa Rising Sun ed è il suo modo di augurare buona fortuna alla nazionale giapponese. Insomma, il Giappone avrà pure dei piccoli e adorabili mostrini come mascotte ufficiali ma i più grandi sostenitori della nazionale alla prossima Coppa del Mondo di calcio sono quelli che l’hanno sognata fin da prima che il Giappone sapesse cos’era il calcio: Tsubasa e i suoi compagni. O, se preferite, Holly e Benji.