Mercoledì 14 gennaio un ragazzo statunitense di 20 anni è stato arrestato dall’FBI perché progettava un attentato contro il Campidoglio di Washington, sede del Congresso americano, e dichiarava il proprio sostegno all’ISIS. Il ragazzo, di nome Christopher Lee Cornell, viveva con la sua famiglia a Green Township, poco lontano da Cincinnati (Ohio).
Secondo quanto ha dichiarato l’FBI, è stato arrestato durante un’operazione sotto copertura dell’agenzia investigativa, subito dopo aver comprato due fucili semiautomatici M-15 e circa 600 munizioni in un negozio di armi vicino a Cincinnati.
L’agenzia di stampa AP, citando i documenti dell’accusa (disponibili qui), riporta che un informatore dell’FBI è entrato in contatto con Cornell per la prima volta ad agosto del 2014, via Twitter, dove il ragazzo usava lo pseudonimo Raheel Mahrus Ubaydah. CNN aggiunge che l’informatore era «un uomo in difficoltà con la legge che lavorava con l’FBI per migliorare il suo status legale».
Cornell gli avrebbe scritto: «Credo che dovremmo incontrarci, creare il nostro gruppo alleato dello Stato Islamico e programmare operazioni per conto nostro», citando come ispiratore anche Anwar al-Awlaki, un estremista nato negli Stati Uniti, unitosi ad al-Qaida in Yemen e ucciso in un attacco con i droni nel 2011.
Cornell e l’informatore si erano poi effettivamente incontrati a Cincinnati, Ohio, in ottobre e in novembre, e in quelle occasioni Cornell espose la sua volontà di andare a Washington per osservare l’apparato di sicurezza del Campidoglio e poi piazzare due bombe artigianali, sparando su chi cercava di fuggire dall’edificio.
In un messaggio all’informatore, alla fine di agosto, Cornell aveva detto di essere in contatto con membri dell’ISIS fuori dagli Stati Uniti. Tuttavia, scrive il Washington Post, sembra che non avesse veramente il sostegno di jihadisti in Iraq, in Siria o altrove.
Il padre di Cornell, John sr., ha dichiarato all’emittente locale WCPO che suo figlio era una persona fragile, passata attraverso un periodo difficile durante l’high school. Disoccupato al momento dell’arresto, amava giocare ai videogiochi e il suo miglior amico, ha aggiunto, era il gatto di casa. Si era convertito all’Islam solo di recente e nella religione «aveva trovato la pace». Il padre ha suggerito che sia stata solo l’operazione dell’FBI a spingere il figlio fino ad acquistare le armi e che avrebbe potuto essere fermato molto tempo prima.
Solo il giorno prima, martedì 13 gennaio, le autorità americane avevano dichiarato che un altro uomo che vive nella zona di Cincinnati, un barista di 44 anni, è stato incriminato perché minacciava di uccidere il presidente della Camera, il leader repubblicano John Boehner.
Nei giorni successivi agli attacchi di Parigi, i media americani hanno messo in collegamento la storia di Cornell con la minaccia dei cosiddetti “lupi solitari”: individui isolati o gruppi molto ristretti che, senza collegamenti con organizzazioni più ampie, compiono atti terroristici.
A questo proposito, il procuratore generale degli Stati Uniti Eric Holder ha detto domenica 11 gennaio a un programma della CBS: «è qualcosa di cui ci occupiamo tutto il tempo. Sinceramente, è qualcosa che mi tiene sveglio la notte. Ci preoccupiamo di un lupo solitario o di un gruppo di persone, un gruppo di persone molto ristretto, che decide di procurarsi armi da solo e fare quello che abbiamo visto in Francia questa settimana».
Il giorno successivo, tuttavia, il capo del Dipartimento della Sicurezza interna (Homeland Security) Jeh Johnson ha detto che gli Stati Uniti non possiedono «specifica e credibile intelligence» sulla possibilità di un attentato simile a quello parigino sul suolo americano.